Dopo tanti giorni di “Sightseeing” tra paesini e paeselli (l’esilarante Grau du Roi, la misteriosa San Guglielmo nel Deserto, la solare Pézenas), e la nostra Sète, avevamo proprio bisogno di sgranchirci un po’ le gambe, e ci ha preso una pazza nostalgia dei nostri bastoncini. Il senso di “appartenenza” che crea camminare immersi nella natura è difficilmente paragonabile a qualsiasi esperienza in città. Intendiamoci, adoro scoprire città nuove e paeselli, ma salvo una lunga permanenza è difficile arrivare a quel senso di “intima scoperta” che ti dà il camminare e sudare e smarrirti ed orientarti nel mezzo di un sentiero. Cioè a me succede così. Punto.
Il percorso scelto per Mourèze non era in realtà particolarmente impegnativo, ma buoni 8km di saliscendi tra torrioni di arenarie nella verde e profumata macchia mediterranea. Non avevamo previsto che il sole sarebbe tornato, che il sentiero è tutto esposto, che la bottiglia di 2 lt di acqua (diviso tre, anzi 4 che Frodo beve per 2) non era proprio sufficiente… Poi ci sono io che se leggo di qualcosa (il colpo di calore per i cani, in questo caso) comincio a farmi partire le paranoie: non c’erano 40° ma 28-30° si ed il peloso indossa un pellicciotto decisamente caldo per la stagione.
Panini francesi e fantasia
Ma non era da qui che volevo cominciare questo post. Riarrotoliamo la bobina e cominciamo dal frigorifero di casa: vuoto come un buco nero. E adesso come si fa con la nostra colazione al sacco? L’idea, fermiamoci al nostro adorato forno. Lasciamo perdere la seconda colazione che inevitabilmente ci scappa che i forni francesi ti fanno ingrassare 2kg al solo guardare quali ben di dio custodiscono ogni mattina. Scegliamo due baguette ai cereali condite con 1) Roquefort (il formaggio muffoso) prosciutto e abbondantissima insalata 2) Formaggio di capra, miele, noci ed insalata.
Ecco uno può anche volere male ai francesi (non è il nostro caso per niente) ma di fronte a un forno gli perdoni tutto. Di fronte ad un panino con formaggio di capra-miele-noci-insalata io mi commuovo per fantasia e frechezza. Poi c’è il fatto che in tutto il resto del mondo (tranne in Italia) i panini sono strapieni di companatico, in Italia un panino è essenzialmente pane: ma perché?
Formaggio-miele-noci sono commossa, quasi quasi gli perdono anche l’assenza del bidet.
Partiamo.
La zona interna dell’Herault
Fino a Clermont l’Herault la campagna è piatta, tutta vigne, canne ed una manciata di ulivi. Dopo Clermont improvvisamente il paesaggio cambia: si alza la linea delle colline, su una terra inverosimilmente rossa. Roussillon… ehm!
Come in Provenza, anche nella Linguadoca-Roussillon, l’afa è cosa rara. Anche quando fa molto caldo arrivano folate di un venticello fresco, o addirittura ti fa freddo (sempre a causa del vento) e solo tra una raffica e l’altra ti accorgi che il sole è piacevolmente caldo. Oggi invece è stata la prima giornata in cui una nebbiolina afosa ha offuscato la vista all’orizzonte: il vento freddo è a riposo.
Un’escursione breve ma intensa tra la Garrigue, pini marittimi e boschi di quercia
Abbiamo sottovalutato sia il caldo che la lunghezza del percorso: 8km (400mt di dislivello) e 3ore nette di cammino (rese lunghe dalle mie incessanti pause foto) sembrano una sciocchezza dopo le lunghe passeggiate nella Valle dell’Ubaye.
Ci muoviamo nella “garrigue”, in un’esplosione inaspettata di fiori rosa che crescono su cespugli dalle foglioline corte ed aghiformi. Il profumo del rosmarino selvatico (che useremo a cena per le nostre salsicce di Pézenas), ed il terreno calcareo e sabbioso che si sbriciola sotto i nostri passi e che introno ha creato forme dolomitiche. Fin dal primo Belvedere il paesaggio è mozzafiato. Per arrivarci si entra in una stretta e buia fenditoia tra le rocce e quando ne esci a stento puoi credere che lo sguardo possa allargarsi su un orizzonte così vasto: dalle montagne intorno, alle strane forme dolomitiche alla garrigue di sotto, alle pareti di Mourèze la cittadina perfettamente integrata nel paesaggio circostante, le sue casette ed il campanile della Chiesa sembrano solo altre e varie forme dei torrioni in arenaria costruiti da madre natura tutto intorno.
Sempre per colpa della fotografa (che non fotografa perché fa foto belle, ma perché ha paura di “smarrire ricordi e di non fermare attimi”) ci mettiamo un po’ ad arrivare al 1° bivio. Ma il paesaggio intorno ci ha rapito, razioneremo l’acqua per darla a Frodo, ma non possiamo pensare di tornare per il sentiero breve. Frodo, devo dire, sembra entusiasta della scelta: fa niente se i 2 bipedi moriranno di sete lungo il percorso! Salendo ci aspetta l’ennesima sorpresa: un bosco di querce (somigliano ai lecci?) e qui troviamo finalmente un po’ di ombra e frescura, inoltre guadagniamo la cresta della montagna superbo punto di osservazione per la “garrigue e le formazioni dolomitiche, mentre dall’altra parte ci aspettano i colori scioccanti del Lago del Salagou. Le foto non rendono. Ad occhio nudo la terra è rossa all’inverosimile, il lago azzurro cobalto, il verde splendente. La saturazione dei colori è tale che credi di avere un filtro davanti agli occhi. Ma dove siamo? che posto è mai questo?
Generosi compagni di avventura abbandonati nella garrigue…
Lungo la cresta incontriamo 3 signori francesi, una gentilissima lei offre parte della sua acqua a Frodo (lo ripeto: quel cane è nato con la camicia) così ce ne resta un po’ di riserva per il rientro. Per un po’ si scende assieme tra motteggi e scherzi sulla necessità di un “Tirami su” e “chi arriva ultimo paga caffè e dessert per tutti” con conseguenti corse di Giovanni ed un signore del trio. Li lasciamo indietro, certi di incontrarli poi in paese, ma poi pure aspettandoli non li abbiamo rivisti. Ho letto i giornali nei giorni successivi ma nessuna notizia di 3 turisti morti di sete nel Clermont dopo essersi fatti soffiare l’acqua da un cane italiano. Devono essere ancora vivi e vegeti.
Siamo di nuovo nella calda garrigue completamente esposti al sole. Ultime gocce d’acqua, Frodo boccheggia ma è in prima fila, siamo io e Giovanni che non beviamo da un po’ e le gambe protestano contro l’arsura. Ma quando si arriva? Nulla all’orizzonte. Eppure devo ancora fermarmi a guardare, a fare foto, a gustare questo paesaggio straordinario fatto del bianco della sabbia, verde luccicante dei pini, l’azzurro pieno del cielo, ed a bucare la macchia verde queste straordinarie forme dolomitiche.
Improvvisamente all’ennesima curva vediamo apparire le prime case di Mourèze. Ci fermiamo al primo bar, sotto un platano centenario, chiediamo acqua per il cane e per noi prima di tutto il resto. Noi beviamo come dopo una traversata nel deserto. Frodo sfiora appena l’acqua: è bene idratato lui, eravamo noi che rischiavamo di prosciugarci! Dopo poco si alza il solito conosciuto venticello, così assente fino a qualche minuto prima, e sentiamo un brivido di freddo: sensazione magnifica dopo il caldo provato fino a questo momento.
Il paesello che mi ricorda la bella San Guglielmo nel Deserto, è una piccola delizia. Come l’estro francese raccomanda i vicoli sono animati da straordinarie creature, non manca un negozietto di Bric à Brac di gran carattere, e soprattutto non manca la signora che di fronte casa vende l’uva del suo giardino. Per E 2,00 un cestino pieno pieno di uva nera, dolce e gustosa… Vive la France!
MAPPA
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GALLERY
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Questo articolo fa parte del nostro On-the-road di casa in casa in un’Insolita Francia del Sud:
Ma quanti bei posti mi fate scoprire? Io per anni ho snobbato la Francia, ma da qualche mese la sto rivalutando (anche perché da “casa mia” Costa Azzurra e Provenza sono abbastanza vicine).
Non mi fate pensare ai panini perché dopo il mio pranzo a base di insalatina di riso mi sento male!
Anch’io Silvia avevo sempre pensato alla Francia come ad un’estensione di Parigi… ed invece ogni regione, ogni dipartimento, ogni città ha un suo carattere. La abbiamo visitata da Nord a Sud e da Est ad Ovest e saremmo pronti a tornare ancora. Les Boulangeries comunque sono luoghi estremamente pericolosi, sedicenti, di perdizione 😉
Merci pour notre région !