Mi piacciono i musei. Non sono un’esperta e neppure un’appassionata di storia, né di storia dell’arte, ma un museo non è solo un luogo in cui si raccolgono opere importanti e pregevoli, ma anche un luogo in cui viene fuori come ogni popolo racconta il suo rapporto con la Cultura. Mi piace visitare i Musei perché comprendi subito se l’Arte e la Conoscenza sono percepite come bene elitario e destinato a pochi o se si fa uno sforzo a condividere anche con i comuni visitatori. Ci sono Musei Esperienza e Musei da targhettino. In questa seconda categoria rientra troppo spesso l’Italia, dove i Musei che funzionano sono quelli leggendari (Musei Vaticani, Uffizi, Villa Borghese) con le altrettanto leggendarie code. Gli altri sono passivi raccoglitori di opere, senza che nessun tentativo di divulgazione venga proposta, e spesso vuoti da fare paura a dispetto dei capolavori che contengono. All’estremo opposto i musei britannici, quelli cui si accede gratuitamente e che diventano sede di ininterrotte attività per turisti ma anche per le famiglie e bambini. Niente di più bello che vedere un museo serrare uno stretto rapporto con la sua comunità, promuovere il lavoro di volontari come guide che si affiancano al personale del museo. Niente di più intelligente che vedere i Musei rapire i visitatori dai Centri Commerciali e portarli ai grandi (e piccoli) capolavori. Credo che i Musei non possano più trincerarsi dietro l’indiscutibile ruolo di conservatori e custodi delle arti, credo che debbano calarsi all’interno delle proprie comunità e fare divulgazione. Spiegando a persone semplici come me il sentimento del bello, l’avventura dell’arte come tentativo dell’uomo di trascendere se stesso…
Qui dunque non aspettatevi di trovare menzione del Louvre, o dei Musei Vaticani, qui vi suggerisco quelli che secondo me sono i Musei più belli da visitare perché sanno parlare al grande pubblico e sono divulgatori di conoscenza e di umane passioni con un linguaggio poliedrico ed alla portata di tutti, dai più istruiti e colti, a noi comuni cittadini 🙂
1) Victoria & Albert Museum – Londra (UK)
Più o meno le guide recitano qualcosa del genere: “Il V&A è il più grande museo di arte e design del mondo, con collezioni impareggiabili per ambito e diversità. Il museo espone manufatti come ceramiche, mobili, articoli di moda, vetri, gioielli, oggetti in metallo, fotografie, sculture, prodotti tessili e dipinti provenienti dalle culture più ricche del mondo in un arco di oltre 3000 anni”. Letto così, io che proprio appassionata di musei stantii non sono, ho sempre prima sbadigliato e poi alzato spallucce. Invece il V&A Museum è ben altro, è un susseguirsi di sale appassionanti e sorprendenti, è un poter sbirciare su più mondi, su più culture, millenni, continenti fino alla ricostruzione puntuale e divertente della vita Vittoriana ai tempi delle Loro Maestà Vittoria ed Alberto, un autentico ed appassionato ritratto del mondo. Il resoconto completo della nostra visita lo trovate qui.
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2) Museo Etnografico della Cultura Basca – San Sebastian (Spagna)
Ai tempi della nostra visita il museo era stato appena inaugurato. All’esterno l’antica chiesa e convento erano stati uniti alla nuova costruzione moderna che nelle forme riprende quelle di un bastione e mura fortificate. Con una parete giardino in cui le nuove essenze erano state messe a dimora. All’interno un chiostro suggestivo apre la visita, bello lo spettacolo multimediale all’interno dell’Antica Chiesa, le sue mura si animano e ci si addentra nella cultura basca. Il lungo percorso utilizza video e filmati, reperti storici e della vita di tutti giorni, raccontando storia, traversie e successi di questo popolo sopra le righe. Il resoconto completo della nostra visita lo trovate qui.
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3) Greenway, la casa di Agatha Christie – Devon (UK)
Una casa georgiana nel mezzo della campagna inglese in un parco che dal fiume risale verso un promontorio attraverso un sentiero che si snoda alberi secolari. Non manca l’attracco per le barche con il romantico capanno, che è in realtà una costruzione di mattoni con tanto di soggiorno e bel camino. Ed infine ecco la casa della Christie, dove amava rifugiarsi tra un viaggio e l’altro tra i campi archeologici in Medio Oriente. La National Trust ha dato il meglio di sé: le valigie semiaperte in camera da letto, le tessere del domino sul tappeto del salotto come si stesse giocando una partita, la possibilità di guardare con attenzione la sua libreria piena all’inverosimile di gialli di ogni tempo. Davvero ti aspetti di incontrare Madame Agatha mentre borbotta storie di veleni tra una stanza e l’altra. Il resoconto completo della nostra visita lo trovate qui.
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4) Hilltop, la casa di Beatrix Potter – Lake District (UK)
Di nuovo una casa, di nuovo la National Trust, di nuovo un’autrice. Questa è la storia di una scrittrice e disegnatrice di libri per bambini. Ed anche di una vita passata a proteggere questa terra straordinaria che sono i Lake Districts. Come per Agatha Christie, stessa maniacale attenzione ai dettagli: non si visita un museo ma una casa abitata, la cui proprietaria è appena uscita. Il bollitore borbotta sui carboni del camino acceso, il tavolo da disegno mostra i suoi ultimi schizzi, ci sono la pendola, le scale con la bella ringhiera in legno, la porticina di ferro battuto che va verso l’orto, insomma ci ritrovate i luoghi e le ambientazioni di Peter Rabbit ed i suoi amici. Da non perdere. Trovate il resoconto completo della nostra visita qui.
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5) Palazzo San Teodoro – Napoli
Prendi la Riviera di Chiaia, di fronte hai il verde della Villa Comunale e subito oltre quella parte del Golfo di Napoli che si apre da Castel dell’Ovo a Mergellina. Qui sulla Riviera uno in fila all’altro, a farsi baciare dal sole, una serie di palazzi nobili, tra cui ne spicca uno tutto di un vivace rosso pompeiano con le belle cornici bianche alle finestre, è Palazzo Caracciolo, commissionato dal Duca di San Teodoro e progettato dall’Architetto Guglielmo Bechi agli inizi dell’800. Durante il nostro soggiorno Napoletano non ho fatto altro che intrufolarmi in porte, portoni e corti antiche. Ma certo non immaginavo davvero cosa avrei trovato al N.281 della Riviera. Il palazzo, i suoi arredi sono rimasti intatti e sono un vero e proprio “salto nel mondo dell’800”. Stucchi ed affreschi rimandano non a caso a Pompei ed alla bellezza classica, così celebrata in quegli anni. Una guida virtuale vi spiegherà la storia del palazzo, e la Realtà Virtuale con tanto di casco ed APP vi farà tornare nel passato ai tempi del Grand Tour. La splendente galleria, col suo affaccio mozzafiato sul golfo non ha bisogno di tecnologie né pannelli esplicativi: è un tuffo del cuore nella bellezza.
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6) Galata Museo del Mare – Genova
Uno dei Musei più belli che abbiamo in Italia per il linguaggio moderno, il coinvolgimento ed esperienza dei visitatori. Il claim del Museo è “Una straordinaria avventura alla scoperta di sei secoli di vita sul mare” e davvero mantiene la parola. L’architetto Consuegra ha ripreso l’Antico Arsenale della Repubblica di Genova e ne ha fatto una costruzione moderna e funzionale lasciandole però il fascino degli antichi ambienti. Si viaggia di galea in vascello (anche mediante alcune demo divertenti per bimbi e meno bimbi, come la simulazione in 4D di un avventuroso approdo in scialuppa) e su di piano in piano, passando per il mitico canotto di Ambrogio Fogar, e attraversando le fauci di una balena fino al coinvolgente Museo dell’Immigrazione (il cui messaggio è quanto mai attuale ai nostri giorni) per culminare nella terrazza con la splendida vista su Genova dalla Terraferma al porto. Imperdibile se siete in città. Trovate il resoconto completo della nostra visita qui.
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7) Espace George Brassens – Sète (Francia)
Sull’organizzazione turistica in senso lato i francesi hanno una marcia in più. Che si tratti di grandi spettacoli all’aperto, di nuove forme di fruizione dalle aree archeologiche, alla storia locale non ci sono dubbi: dovremmo imparare da loro. Anche questo spazio dedicato ad uno dei cantautori più amati dai francesi invece che una serie di sale e suppellettili diventa un racconto. Tanto più speciale, che la voce narrante in cuffia, è proprio quella di Brassens. Con pazienza certosina si sono smontate e rimontate infinite interviste e filmati. E sarà proprio Brassens a raccontarvi la sua vita, la Francia dell’epoca, il suo rapporto speciale con la musica e le parole. Geniale!
Trovate il resoconto completo della nostra visita qui.
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8) Liverpool Maritime Museum – UK
Tra i dock di Liverpool un Museo “tradizionale”. Con teche e maxi-riproduzioni delle grandi navi costruite nei cantieri di Liverpool. Ma non di meno affascinante. Ho adorato visitarlo in una domenica in cui era strapieno di gente, non solo turisti, ma gente comune incluse mamme single ed i loro marmocchi, pieno di attività per intrattenere i bambini. É un museo, come nella migliore tradizione britannica, ad ingresso gratuito. Potrete poi lasciare un’offerta libera alla fine della vostra visita. Quando ci siamo stati noi grande spazio era dedicato alla mostra sul Titanic e qui vi racconto la Storia di 2 orologi che si amarono oltre la fine.
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9) Il Museo della Riforma – Ginevra (Svizzera)
Ecco un esempio illuminante di come tecnologie e ambientazioni classiche possano rendere appassionante un tema che proprio ovvio non è – salvo un interesse specifico a riguardo. Il Museo è ospitato nel Palazzo Mallet (ex chiostro della Cattedrale Saint Pierre) dove nel 1536 fu votata la Riforma. Appena entri hai l’impressione di visitare gli interni d’epoca di una bella abitazione. Un’audioguida ti invita a cercare e fare molta attenzione ai dettagli (ad esempio ti saresti mai aspettato di trovare una Bibbia nascosta in un vano all’interno del camino?), o a fermarti in salotto o nella sala da pranzo dove su una tavola apparecchiata di tutto punto – senza che tu sospetti nulla – appaiono i personaggi del tempo (ologrammi) ed assisterai in prima persona alle discussioni che all’epoca infervorano i cuori e le menti dei dotti. Non avrei mai sospettato che disquisizioni teologiche potessero essere così avvincenti.
(Niente foto perché al tempo della mia visita erano vietate)
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10) L’Historiale – Cassino
Controllate e ricontrollate quando è davvero aperto questo museo. Ai tempi della nostra visita il giorno di chiusura (sorprendentemente) era il sabato, cioè il giorno in cui programmavamo la visita. Nessuno dunque rispondeva al telefono ma il sitoweb ci informava che alla domenica sarebbe stato aperto in tale e tale altro orario. Alla domenica ci facciamo i nostri 180km di strada solo per poi trovarci di fronte un cancello sbarrato. Con noi almeno altri 6 stranieri che arrivano in treno da Roma e da Firenze dopo essersi affidati, come noi, a quanto scritto sul sitoweb. Sul cancello un biglietto dice che i (soli) gruppi possono contattare questo numero di cellulare per prendere accordi su una visita. Ci guardiamo, siamo in 8, dunque un gruppo, ma a quel cellulare non avrebbe mai risposto nessuno.
Dettagli logistici a parte. Quando in un secondo viaggio sono riuscita ad entrare, sono stata coinvolta in un viaggio emotivo, un’esperienza toccante. È stato un vivere in prima persona quelle storie che il nonno mi aveva raccontato, toccare con mano un pezzetto della Seconda Guerra Mondiale. I giornali, il ticchettio furioso della macchina da scrivere, le strategie, i messaggi convulsi fino alla decisione estrema di bombardare l’Abbazia, e quelle scene rimontate su vecchi filmati in bianco e nero, a distanza di anni, sono ancora davanti ai miei occhi. Un messaggio forte sul nonsenso di tutte le guerre.
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11) Convento e Museo Scenografico dell’Orsoleo – Santarcangelo di Basilicata
Sono grata a chi lo ha progettato del fatto che in Basilicata esista questo museo in Basilicata. Avevo visitato Orsoleo prima che se ne facesse qualcosa, questo monastero sorge in un luogo sospeso nel tempo, tra calanchi all’orizzonte e campi coltivati. La chiesa è un’esplosione di gioia campestre, ha colori pastello: i rosa, i celesti, gli azzurri, resi splendenti da un filo d’oro mai nelle quantità massicce tipiche del Barocco. Solo un filo a decorazione, per usarne la luce, mai per ostentazione. E poi, poi c’è il convento e già temevo che come altrove se ne facessero spazi banali, senza anima, per ospitare convegni, altre celebrazioni, ed infine l’ennesimo anonimo museo archeologico a rendere questo luogo come tanti, rinunciando ad ogni sorta di evocazione dei tempi passati. Invece con una serie di accurati interventi, è oggi possibile rivivere la giornata dei monaci del tempo, scoprirne la storia, e sarà proprio un frate (virtuale) a farvi da Cicerone virtuale attraverso i secoli e le tante sale. Per gli orari di apertura reali, meglio telefonare e non fidarsi troppo del sitoweb.
Trovate il resoconto completo della nostra visita qui.
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12) Casa Cavazzini Museo d’Arte Moderna e Contemporanea- Udine
Una vera sorpresa. Sono stata diverse volte ad Udine e sapevo della sua esistenza ma senza che la città (nei vari opuscoli che negli anni mi sono capitati sottomano) le dedicasse una speciale menzione. Qualcosa che dicesse si ad Udine ci sono le Sale del Tiepolo, ci sono i Musei del Castello, ma per dinci c’è anche uno straordinario Museo d’Arte Moderna forse come non ci si aspetterebbe da una cittadina di 100mila abitanti. Progettato da Gae Aulenti, ecco un museo che potrebbe costituire una ottima introduzione alle opere del ‘900 anche per i non esperti. L’ingresso è straordinario, da un lato l’impressionante modello in gesso della Cancellata per il Mausoleo delle Fosse Ardeatine a Roma di Mirko Basaldella, di sotto a vista alcuni antichi ritrovamenti e di fronte, a riempire la parete, la nuvola di parole di Marta e Russo: dal passato al futuro in un unico colpo d’occhio. Casa Cavazzini deve il suo nome al commerciante emiliano che qui stabilì i suoi negozi e casa. E la casa inedita – splendidamente decorata, ricca di opere d’arte che i coniugi commissionavano agli artisti contemporanei – è stata inglobata in questo insolito museo. E’ inclusa anche la collezione FRIAM – 113 opere d’arte che artisti statunitensi regalarono alla città di Udine per farne un’asta ed aiutare la regione colpita dal terremoto del 1976. L’illuminato sindaco dell’epoca si oppose all’idea dell’asta, le opere restarono ad Udine, e sono oggi uno dei gioielli di Casa Cavazzini. Qui è confluita inoltre la Collezione Astaldi, i coniugi mecenate della città che le regalarono la straordinaria raccolta di una vita (DeChirico, Sironi, Morandi, de Pisis, etc).
Peccato non sia prevista una guida audio, e neppure una guida cartacea (anche a pagamento) ad indicare ai visitatori la storia dei luoghi e creare un percorso tra le opere più importanti. Un biglietto annuale, data l’imponenza della raccolta – e le sale vuote di visitatori – sarebbe l’ideale.
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13) Kelvingrove Museum – Glasgow (Scozia)
Molto diverso da tutti gli altri. E forse neppure tanto speciale dal punto di vista di una fruizione innovativa degli allestimenti. Ma durante i miei anni a Glasgow era il mio rifugio preferito. Intanto è circondato da un parco dove gli scoiattoli sfacciati non esiteranno a prendere noccioline dalle vostre mani. E poi, e poi ha un suo fascino che comincia dai suoi mattoncini rossi all’esterno e continua all’interno tra mille armature. Ne adoravo la hall, questa grande sala centrale con le sue scale in legno, diorami e stendardi e che pareva di essere davvero capitati tra le pagine di Pomi d’Ottone e Manici di Scopa. Da un momento all’altro, ti aspetti che le armature e gli animali si mettano in cammino. Kelvingrove in realtà è tanti musei in uno, è una pinacoteca, è museo geologico, è un’armeria, è un museo di storia naturale. E quest’ultimo era il mio preferito. Qui tra i tanti diorami dal sapore del passato venivo a guardare e riguardare l’abbondante fauna scozzese e conoscerne gli ambienti in cui vive. Ingresso libero, dunque si è liberi (come è giusto che sia) di gustarne un pezzetto per volta.
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14) Museo Poldi Pezzoli – Milano
Immaginate una passeggiata a Milano, tra Brera ed il Quadrilatero della Moda. Immaginate di perdervi al di là delle vetrine di Via Manzoni, per rimirarne gli eleganti palazzi, e di fermarvi al n. 12 per la semplice ragione che è uno dei pochi portoni aperti e che la curiosità, eterna compagna dei viaggiatori, vi ci spinga dentro. Immaginate ancora di trovarvi ad una reception su un pavimento a scacchi e lampade retrò in ferro battuto. Alla vostra destra si apre un mondo: una scala che si avvolge intorno ad una fontana allegorica e vi invita a salire tra quadri e statue ammiccanti. Alla vostra sinistra invece una strana sala a cuspide dei colori pregnanti sul cui fondo è in piedi pronto a partire per una crociata un esercito di severe armature. Siete all’interno di uno dei più fascinosi musei mi sia capitato di visitare. Si tratta della dimora di Gian Giacomo Poldi Pozzoli, un raffinato collezionista dell’800 che progettò una casa in cui ogni ambiente si ispirava a diversi stili del passato, creando un’ambientazione ogni volta diversa per le sue opere d’arte. La collezione è cresciuta anche dopo la morte di Poldi Pezzoli, la casa Museo è stata bombardata, gravemente danneggiata è stata poi ricostruita, tanti felici interventi si sono succeduti che pur rispettando la visione del collezionista non ne hanno mai fatto un museo dello status quo, continua a crescere, a cambiare modalità di esposizione, ad avvincere visitatori e curiosi di ogni età. Ci vorrebbero curatori così illuminati per molti e tanti altri musei italiani inchiodati alla polvere (e non è solo questione, innegabile, di fondi a disposizione).
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15) Oxford University Museum of Natural History and Pitt Rivers Museum
Due musei in un colpo solo. Unico biglietto, unico ingresso ma due mondi totalmente diversi, ciascuno affascinante per il suo. Il Natural History Museum vale la visita anche solo per la bella struttura neogotica con la sua infinità di archi e la galleria centrale in ferro e vetro in tipica Art Nouveau. Appena entri un grande tirannosauro ti invita a fare una foto con lui (con tanto di hashtag perché i Musei qui prendono molto seriamente la questione della comunicazione), and free wi-fi of course. Il “solito” staff pronto ad accogliere famiglie con bambini per un’incredibile caccia al tesoro, ed ancora i grandi tavoli con su mille cose da toccare. Si perché qui invece dei “do not touch” trionfano i “please touch”.
In un immenso salone adiacente l’incredibile collezione etnografica di Pitt Rivers, qui tutto è racchiuso in grandi teche in penombra. Più di 500mila oggetti provenienti da ogni continente del pianeta, sono insolitamente raggruppati nè per ordine cronologico, nè per ordine geografico, ma per tema. Eccovi dunque qui le maschere da quelle africane a quelle del Centro America e dall’Asia. Eccovi gli oggetti da toilette provenienti da ogni epoca, da tutto il mondo, e così via. Difficile non uscire galvanizzati da un tale “caos creativo”. Imperdibile.
Trovate il resoconto completo della nostra visita qui.
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E voi avete il vostro museo preferito da consigliarci? Vi ci rifugiate mai in cerca di conforto ed ispirazione?
Oh, ma che bell’articolo. Mi piacciono i musei. Soprattutto quelli meno conosciuti, dove non c’è ressa e tutto è una grande scoperta.
Mi sono segnata qualche nome davvero interessante.
Grazie mille,
Elena
Buongiorno Elena, ecco una collega 🙂 Sono curiosa di conoscere i musei in cima alla lista dei tuoi preferiti. E se hai scritto qualche post in proposito mandami i link che verrò a leggerti con piacere. Buone feste 🙂