Siamo in auto lo sguardo perso nell’inverosimile paesaggio dei calanchi d’argilla, è novembre ed intorno c’è un’aria serafica e tranquilla di tarda estate. Un’ulteriore curva e davanti ai nostri occhi si materializza la più misteriosa delle rupi su cui si succedono pinnacoli d’argilla ed abitazioni come in un presepe.
Guardi attraverso il campanile della chiesa e puoi vedere il cielo dall’altra parte, poi case e casette dagli occhi vuoti, archi di rinforzo, e pareti sgretolate che culminano con la torre normanna che tutto sovrasta. Enorme faro sul deserto d’argilla.
Craco, la Visita
Craco è stata messa in sicurezza per consentire le visite. Ai miei tempi ci si aggirava tra le rovine a proprio rischio e pericolo (magari superando qualche barriera e sigillo – cose che non si fanno – eh!). Poi, per fortuna, il numero crescente di visitatori, il numero di foto che circolavano sui social media hanno fatto comprendere che la storia di Craco non era finita. Che il paese poteva rinascere sulle sue rovine, perché il suo fascino fatto di soli ruderi era ancora ammaliante. I visitatori andavano via stregati portando con sé una storia malinconica ma anche un monito che la vita è un attimo, e quell’attimo è congelato nel potere evocativo di quelle pietre…
Oggi si acquista in loco la Craco Card (indicazioni e contatti sul sitoweb del Comune di Craco), e si procede con la visita guidata, con orari che vanno dal mattino fino al tramonto. Indossiamo il casco di protezione e con Vincenzo, la nostra guida, cominciamo la visita.
Craco, la Storia
Anche da vicino Craco conserva tutto il suo fascino, rovine tra cui cresce la vegetazione, mura antiche, scaloni medioevali. Il paese ci sembra addormentato da centinaia di anni, ed invece la guida ci svela che fu sgomberato “solo” 50 anni fa, nel 1963, quando la frana si era fatta troppo minacciosa e le case di notte mormoravano e davano segni di cedimento. Nonostante tutte le richieste di intervento dei suoi cittadini (2000 a quei tempi), si dovette soccombere alla forza della natura. La si era provocata con la costruzione ardita di un acquedotto malfatto ed adesso la natura si riprendeva quel che le apparteneva.
Alcuni resistono nonostante lo sgombero, hanno le case un po’ più in alto e non vogliono andar via, ma giorno dopo giorno vedono la linea di frana avanzare ineluttabile. È difficile spiegare cosa sia la “casa” per i nostri contadini. Sono nati là, perché all’epoca non si andava in ospedale per partorire. Probabilmente in quello stesso letto hanno dato alla luce i propri figli, hanno dato l’addio ai propri morti. Quella mura hanno dato forma alla loro vita in un legame reciproco. Come si fa a lasciare casa? Li immagino rassegnati mentre dicono “La Madonna ci aiuterà” e magari sperano che sia la morte ad arrivare prima della frana….
Dalle porte spalancate si vedono i resti di una vita che fu. Quei focolari neri e spenti, una pentola, un vaso, i ganci cui un tempo si appendevano peperoni e pomodori ad essiccare, in inverno salsicce da affumicare, tutti segno d’abbondanza e di allegria. Ti aggiri in quella che era un tempo la piazza del paese, la pasticceria dove si comperavano i dolcetti della domenica, il vecchio cinema. Non mi meraviglierei se di notte si vedessero ancora anime vagare da queste parti, ad accarezzare le care pietre. Contente che il loro paese non sia stato cancellato per sempre, che ci siano ancora visitatori a guardare estasiati i paesaggi dalle finestre della Torre Normanna.
Una Poesia di Trufelli Racconta la mia Terra
Mentre salivamo su per i gradoni, ci ha fermato l’immane silenzio, il profumo delle foglie di un grande fico. La vallata inondata della luce morbida del crepuscolo. E poi improvvisa una folata di vento ci ha scompigliato i pensieri. Sempre in silenzio ci siamo guardati gli uni con gli altri, come a dire “lo avete sentito anche voi?” e la nostra guida ci ha fatto segno di si e poi ha preso a recitare con voce delicata e piano piano come se i versi gli venissero alle labbra uno alla volta:
Io lo conosco
questo fruscio di canneti
sui declivi aridi
contesi dalla frana
e queste rocce magre
dove i venti e le nebbie
danno convegno ai silenzi
che gravano a sera
sul passo stanco dei muli.
È poca l’acqua che scorre
e le vallate son secche
spaccate d’argilla.
Di qui le mandrie migrano
con l’autunno avanzato
per la piana delle marine
tuffando i passi nelle paludi.
Di qui è passata la malaria
per le stazioncine sul Basento
squallide segnate d’oleandri.
Da noi la malvarosa è un fiore
che trema col basilico
in un vaso di terracotta
e il rosmarino cresce nei prati
sulle scarpate delle vie
accanto ai buchi delle talpe.
Da noi si riposa il falco e la civetta
segna la nostra morte.
Da noi il mondo è lontano
Ma c’è un odore di terra e di gaggìa
E il pane ha il sapore del grano.
Lucania di Mario Trufelli
È la poesia più bella che racconta la mia Basilicata. E quei versi, che non ascoltavo da tempo, ci hanno tenuto compagnia per tutto il viaggio di ritorno.
GALLERY:
Vuoi conoscere un altro pezzetto di Basilicata?
Prova qui:
Aliano ed il Parco Letterario Carlo Levi tra calanchi lunari
Basilicata, i Luoghi dell’Anima: il Convento ed il Museo Scenografico di Orsoleo
Maratea – La strada panoramica SS 18 tra Sapri ed Acquafredda
Che voglia di visitare la Basilicata: forse poco conosciuta e poco pubblicizzata (almeno qua al nord)!
Katia
Buongiorno Katia, si la Basilicata è decisamente poco conosciuta, da una parte questo significa che in molte aree interne manca un’ottimale organizzazione turistica, ma dall’altra che… c’è tanto tantissimo da scoprire <3
Craco , scoperta per caso durante un viaggio in Basilicata , è rimasta impressa nella mia memoria. Nel 63 ci fu il disastro del Vajont, quando ho visitato questo posto mi è più volte tornato in mente Casso, il paese che oggi testimonia ancora quella tragedia.
Il Vajont fu apocalittico, qui strisciante ma altrettanto irreparabile ma non ci furono morti. La natura sfidata rivendica la sua possenza, e ti senti davvero una canna nel vento…
Si, conosco a larghe linee la storia di Craco, anche Casso è un paese fantasma,praticamente, io ho abitato a Longarone per un bel po quando ero bambino…..storie molto diverse con qualche simbolica analogia. Complimenti per il tuo post.
E dicono che ci Sono i fantasmi
E come che ci sono i fantasmi ed a breve nella nostra miniguida (gratuita) Basilicata e fantasmi potrai leggere una storia raccontatami proprio a Craco…
Infine ecco l’eBook “Basilicata Ghost to Ghost” uno dei 7 racconti è proprio dedicato a Craco: https://turistipersbaglio.com/storie-di-fantasmi-in-basilicata/
Craco è in cima alla nostra lista . Le città fantasma ci piacciono molto, la nostra preferita è Apice. La conoscete?
no, non la conosco ma se ne avete parlato nel vostro blog lasciatemi pure il link, vado a dare un’occhiata volentieri 🙂