Noi dobbiamo arrivare lì.

Lo dico subito è stata una delle escursioni più belle mi sia capitato di fare. Per me, semplice “camminatrice”, quella più alpina, quella che più mi ha dato l’emozione – ed il brivido – di muovermi tra cime imponenti su viottoli sicuri ma decisamente esposti. Una di quelle camminate che ti fanno sentire sui tetti del mondo. Non scuotete la testa a ricordarmi, che dopo la maggior parte delle escursioni me ne esco con un “una delle passeggiate più belle abbia fatto mai”. Come si fa a fare una “classifica” tra bellezze così diverse? Ciascuna mi riempie il cuore, mi apre gli occhi su paesaggi indimenticabili e di ciascuna posso dire, senza contraddizione alcuna, è una delle passeggiate più belle abbia fatto mai. Punto. 😉

[A (s)proposito se volete un elenco delle mie 10 escursioni preferite lo trovate qui tra i Coup de Coeur]

Questa volta, rispetto alla passeggiata all’Innsbrucker Hutte, abbiamo deciso di aiutarci con la funivia di Elferbahn presa da Neuestift, rendendo il trekking più breve (circa 2 ore e mezzo in sola andata, ed altrettante al ritorno). Dalla funivia in mezz’ora di cammino si arriva al rifugio di Elfer, ma ci fermeremo qui al rientro, adesso abbiamo voglia di andare.

Il sentiero gira tra le rocce, siamo in agosto ed una serie di campanelle viola fa capolino fra i sassi grigi quasi in assenza di terreno.

 

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Oggi si sale in quota....

Poi il sentiero arriva sulla dorsale delle montagne e ci mostra quel che ci aspetta. Ci muoviamo tra imponenti torrioni di roccia, dove sole e nebbia si alternano. Pare di essere in un antico castello, tra le rovine di un borgo fortificato dalle cui finestre puoi vedere tutto il territorio dintorno. Ma questo è stato interamente costruito da Madre Natura. L’Elfer di fronte ogni tanto fa capolino nella nebbia e brilla alla luce del sole: è il cuore della fortezza. A guardare le foto mi sento un’audace, il sentiero corre sottile tra cime notevoli e pareti verticali. Ma l’euforia della montagna ci abbraccia completamente. Frodo ci incita ad andare avanti senza esitazione.

 

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Ma... p1110769_new MA a noi tocca salire ancora un po'.... al solito tra la nebbia!

 

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Siamo di fronte a Sua Maestà, un breve percorso ferrato porta su all’Elferturm orientale (2.499 m), qualche decina di metri più su, ma non c’è sentiero che Frodo possa affrontare con agio. Firmerò il diario di quota solo col cuore. Siamo contenti di essere arrivati fin quassù, la vista corre non solo sulla Valle dello Stubai ma anche su quella adiacente di Winnipeg. Le cime dintorno mi fanno pensare a quale meraviglia sarebbe affrontare l’Alta via dello Stubai: 100km tutti in quota in 8 rifugi in 8 giorni. Un sogno nel cassetto, anche se è un percorso impegnativo da vagliare con estrema attenzione. Ma sognare non ha grandi controindicazioni 🙂

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Dopo aver mangiato il nostro panino (si si anche Frodo ha il suo), e bevuto la nostra rinfrancante tisana bollente dolcificata col miele, riprendiamo la via della discesa ed io che in salita non ho grandi problemi, faccio subito i conti con me stessa. Soffro di una particolarissima forma di vertigini. Le mie vertigini non corrono sui vuoti che si aprono di sotto ma vanno nello spazio che corre dai miei occhi alla punta dei miei piedi. In salita questi sono più vicini, in discesa l’addome, le cosce, le gambe mi paiono incredibilmente lunghi, ed i piedi infinitamente lontani. Peggio se il fondo è sassoso e dunque si muove, anche leggermente, sotto i miei piedi, vado in una tensione difficile a spiegare a chi non “soffre” dello stesso “disturbo”. In breve un camminatore normale ci avrebbe messo meno della metà del tempo che a scendere ci ho messo io. Giovanni e Frodo sono stati provati fino al limite della loro pazienza, ma hanno deciso loro di fare branco con la spilungona e ne accettano le conseguenze 😉

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Arrivo al Rifugio Elferhutte con i tendini distrutti dallo sforzo e dalla tensione (sono l’unica che si stanca e stressa più in discesa che in salita). Ma un ennesimo strudel con crema bollente ed un caffé lungo leniscono i dolori del mio ego umiliato, e ricomincio a pensare all’Alta Via magari lì si cammina soprattutto in quota e discese ce ne sono poche…

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Di fronte a noi, approfittando di un particolarissimo gioco di correnti tra la valle ed il muro di montagne, numerose “farfalle”, così chiama i paragliders il nostro ospite dello scambiocasa, si lanciano a sfruttare le correnti ascensionali e spiccano voli arditi fra le nuvole.

Infine siamo di nuovo nella nostra casetta dello scambio casa, stasera prenderemo una pizza dal ristorante di fronte, non abbiamo voglia di cucinare ma neppure di uscire, vogliamo goderci casa fino in fondo. Mentre in giardino ci rilassiamo un po’ lo sguardo corre sulle montagne, il cielo è ancora pieno di infaticabili farfalle, ma soprattutto riconosco quella che viene chiamata la timida cima dell’Elfer, forse perché sovrastata com’è da cime ben più imponenti pare quasi nascondersi allo sguardo. Ma per me oramai quei profili sono estremamente cari e familiari. Sono stata fin lassù. La sera prima di addormentarmi dalla finestra della camera da letto le invio un ultimo saluto, si vede ancora qualche luce accesa nell’ElferHutte chissà ci sia qualche viandante impegnato sul percorso dell’Alta Via dello Stubai….

Sagoma del rifugio e dell'Elfer....

 

Zoom Elferhutte ed Elferspitze.Buona notte :)

 

MAP

 


Questo articolo fa parte del nostro itinerario Austria on-the-road – dalle Valli Alpine all’elegante Vienna:

Descrizione dell’itinerario 

Austria – salire sull’ElferSpitze nella Valle dello Stubai

Quattro chiacchiere ed una tazza di... te!

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