Karal e Innsbrucker Hutte - Stubaital - Austria 2013 - 10_new

In questi giorni abbiamo camminato tanto nella Valle dello Stubai, come per scaldarci un po’, ed oggi infine siamo pronti per una escursione un po’ più impegnativa. Tra i vantaggi il fatto di non dover prendere mezzi, il sentiero inizia poco oltre la porta di casa, non prenderemo la funivia, oggi si fa tutto a piedi. Tra gli svantaggi 1) il risveglio con la pioggia 2) per una lunga serie di tanto inesplicabili quanto ripetitive ragioni usciamo da casa alle 10,20 invece che alle 8,00. Ci toccherà bruciare le tappe.

Spingete spingete per carità: sta cascando! VAlle dello Stubai Innsbrucker Hutte
Il sentiero presenta, fin dall’inizio, immani difficoltà per i nostri eroi…

Nonostante la lunga salita tagliafiato (quella che avremmo potuto percorrere in funivia) non ci fermiamo che a Karel per la prima sosta. Questo è il secondo rifugio che incontriamo per strada prima di arrivare lassù al terzo. Siamo così accaldati e madidi di sudore che non esitiamo a sederci fuori. Errore, in montagna meglio accumulare caldo ad ogni occasione, almeno in una giornata fredda come oggi. Ordino un bicchiere di Buttermilch (latticello), che si rivela un grande errore. Buono era buono, intendiamoci, anzi il migliore di quelli assaggiati finora, è fatto con il latte fresco delle mucche del rifugio e si sente. Il problema è che il bicchiere è in realtà una pinta (ed io sono quella che per fanatismo similreligioso, non lascio mai cibo a buttare, a maggior ragione se è buon cibo, se no so che mi si spalancherebbero di fronte le porte dell’inferno seduta stante). Il secondo problema è che il latticello è servito a temperatura ghiacciaia, che io già non tollero in una giornata estiva figuriamoci oggi.

In breve dalla sosta mi alzo infreddolita come non mai e con un iceberg sullo stomaco. Lo sguardo si sposta in alto, e la proprietaria del rifugio ci dice che per arrivare lassù ci serviranno un paio d’ore e guarda significativamente l’orologio. Sono le 13,00, ok faremo tardi, ok il cielo è scuro ma diamine abbiamo le ore di luce necessarie. Cominciamo la salita e vi dico subito che è una salita che oltre ogni ragionevole dubbio sale e sale e sale ancora. Peggio cala la nebbia. Non è vero che la pioggia mangia la nebbia, perché nella nebbia arriva anche la pioggia. Il cielo è diventato così nero che pare debba far buio da un momento all’altro. Dopo 30-40 minuti di cammino mi piomba addosso una incredibile (e sconosciuta) stanchezza alle gambe. Paura del ritorno troppo lungo. Il cuore che batte all’impazzata quasi dovesse scoppiarmi in petto. La fame. Non che mi spaventi l’idea di mangiare alle 15,00 su una salita così impegnativa lo stomaco non tollererebbe di appesantirsi ulteriormente, ma quel latticello gelido gli si agita dentro facendo su e giù.

Penso a quando mi sono ammalata a Solda, dopo una lunga escursione ho trascorso un’intera giornata a letto completamente KO (non mi era mai successo di ammalarmi in viaggio). Giovanni per rincuorarmi parla allegramente dei canederli che ci aspettano lassù, ed io sto ancora peggio perché la nausea nacque proprio dopo un piatto di canederli nel rifugio.

Un’altra ora di cammino ed io ho le gambe che fanno ciao ciao andandosene allegramente da una parte all’altra. Non è solo la salita, ma sono il freddo, la pioggia, il buio e l’idea del ritorno a preoccuparmi.

Forse sarebbe meglio lasciar perdere, e tornare un’altra volta, partendo in buon orario, con una tisana calda (invece del latticello) e soste più lunghe per recuperare. E se non ce la fo? Gianni deve essersi accorto che qualcosa non va, anche se, al mio solito, cerco di non dare a vedere di fuori quell’uragano di dubbi e debolezze che mi invade dentro, almeno non prima di aver deciso una volta per tutte cosa sia meglio fare.

Due chiacchiere, forse ancora sui canederli, la sola parola fa borbottare la montagna gelida e compatta di latticello che nuota nel mio stomaco. Magari è passato ancora un po’ di tempo, forse manca solo un’ora, come mollare adesso? Certo un’ora significa due ore (andata e ritorno) più tutto il resto. Ma mollare adesso come si fa? E poi sono una commediante, a mia difesa posso dire che non sto in pratica mai male sono il contrario di un’ipocondriaca (tanta la mia paura di ammalarmi), ma quella volta che sto male penso sempre al peggio. TUMTUTMTUM ma cosa succede a questo cuore mio che continua a battere come un tamburo?

Giovanni parla ancora e continua a distrarmi (niente canederli a questo giro). Io guardo lui, guardo Frodo che procede fiero in testa e penso che mi sentirei troppo in colpa a fermarli. Magari posso attenderli giù al Karal. Ma non dico niente, se parlo mi fermo, ne sono certa. Continuo giusto un pochino di più. C’è un tale nebbione che neppure posso cercare di distrarmi guardando altra cosa che la punta dei miei piedi. Frodo cammina facendo spola tra me e Giovanni e se resto un po’ indietro dopo un po’ posso star certa di vedere la sua faccetta sbucare dalla nebbia, le orecchie alte un po’ preoccupato per questa sua pecorella che oggi non tiene il passo.

Poi improvvisamente “Robbi c’è la bandiera!” mi urla Giovanni, un centinaio di metri avanti immerso nelle nubi basse. In genere al fianco di ogni rifugio c’è una bandiera. Ma sarebbe davvero troppo presto. Nemmeno un’ora e mezzo, e non voglio farmi illusioni. “Robbi, c’è anche il rifugio” la voce gioiosa di Giovanni trancia la nebbia e la pioggia. Sono arrivata anch’io oltre il valico. Tra i verdi e scoscesi pendii dall’altro lato della montagna non c’è nebbia, si vede il rifugio, le panche e persino un raggiolino di sole ci si affaccia.

E qualche ora più tardi: è fatta!!!_new

Ci abbracciamo increduli, felici, vincitori. Un attimo prima non mi reggevo in piedi, 10 secondi dopo sono a fare foto a tutto spiano. La vista da questa parte si è aperta ed è davvero bello. Infine si entra. La meraviglia ed il conforto di una stube accesa, attorno alla quale mettere ad asciugare giacche, pile, guanti e cappelli. Una stube contro cui mettere al tepore soprattutto la tua schiena. L’autentica goduria nel trangugiare cucchiaiate di brodo (canederli per Giovanni, choux di pasta per me), non possono essere descritti. Solo chi ha provato sa.

Come sia stato possibile arrivare tanto presto non lo so. O forse Giovanni e Frodo senza accorgersene mi hanno imposto un ritmo forzato (di qui il mio petto martellante). A me pare di essere avanzata a passetti piccini piccini e lenti. Boh!

Non vi descrivo il dolce, che in Austria sono dei maghi. Scendere con la giacca calda, la pancia piena, la testa ottimista è un’altra storia. Ci siamo goduti il paesaggio che di tanto in tanto sbucava dalla nebbia. L’ultima ora di ripida discesa verso casa, su questa traccia dura come cemento, è stata micidiale. Ogni muscolo, ogni legamento, ogni tendine ti duole. A casa è doloroso persino salire e scendere le scale.

Il problema della montagna però è che mentre ti dici “Mai più” stai già a guardare le brochure dei rifugi, la mappa dei sentieri, e fantasticare la prossima camminata.

Karal e Innsbrucker Hutte - Stubaital - Austria 2013 - 29_new La discesa al rifugio è sempre la più bella...._new

Di nuovo nel nebbione ma a pancia piena, ed in discesa, è un'altra storia._new

P1110658.JPG_new

L’ardua conquista della Innsbrucker Hutte nella Valle dello Stubai [Austria on-the-road]
Tag:                                 

7 pensieri su “L’ardua conquista della Innsbrucker Hutte nella Valle dello Stubai [Austria on-the-road]

  • Novembre 20, 2015 alle 12:33
    Permalink

    Sei riuscita a trasmettere tutte le emozioni, più ti leggevo e più il mio stomaco ribolliva @_@
    Compliementi per la tua forza di volontà e felice che tu alla fine ti sia sentita meglio. Credo (dalle foto) che ne sia valsa sicuramente la pena. 😉
    Buona giornata e un abbraccio atlantico a voi 3!!!!

    Rispondi
    • Novembre 21, 2015 alle 8:22
      Permalink

      Buongiorno Lilly, devo dire che fossimo partiti in orario le mie angosce si sarebbero dimezzate. A volte sono un po’ fifona, ma a superare le proprie paure si guadagna sempre qualcosa. In questo caso una porzione di strudel che ancora sogno 😀 Grazie del tuo… coinvolgimento emotivo 🙂

      Rispondi
      • Novembre 21, 2015 alle 11:41
        Permalink

        🙂 viaggiare è la miglior forma di mettersi in gioco e superare i nostri ostacoli mentali. Buon fine settimana!!!

        Rispondi
  • Novembre 23, 2015 alle 22:14
    Permalink

    E’ vero, la montagna fa proprio quell’effetto: distruzione totale e mappa già pronta! Mi hai fatta ansimare con te. 😉

    Rispondi

Quattro chiacchiere ed una tazza di... te!

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: