Non so se vi sia mai capitata tra le mani una qualsiasi delle Guides Du Routard – quelle guide ironiche, talora un po’ sfrontate che ho imparato ad apprezzare durante uno scambio casa in Marocco. Ad ogni modo l’edizione italiana comincia con una breve ma arguta intro alla meta prescelta, seguita da una serie di 2-3 esercizi che hanno il merito di fornirvi una prospettiva (molto) diversa da cui affrontare il vostro viaggio. Certo c’è il rischio che a seguirli alla lettera vi ritroviate in gattabuia, come quando nella guida di Berlino vi si dice di nascondervi in un angolino dietro il il Reichstag (Parlamento) e pedinare il primo tizio dall’aria sospetta per scoprire “luoghi e posti che altrimenti non avreste mai visto”. Ma hey 1) non dovete farvi accorgere che lo pedinate 2) se finite in gattabuia fa parte dell’esperienza di viaggio 3) potreste optare per un esercizio meno pericoloso.
Segue poi la parte dei consigli – più innocui, giuro – per rendere un qualsiasi viaggio un viaggio creativo, di ispirazione che non abbia come unico obbiettivo depennare dalla lista dei MustSee quante più mete possibili. Infine ci sono due decaloghi “Le dieci idee per scrivere il vostro viaggio” e “dieci idee per fotografarlo”. Intendiamoci le prime 10 non vi trasformeranno in Kerouac, e nemmeno le seconde 10 in un fotografo della National Geographic. Ma, è l’animus dietro questi brevi e schietti decaloghi che mi ha catturato. Trasformare ogni turista in un turista un pochino più consapevole, più autoironico meno autoreferenziale.
Deve essere stato più o meno al punto 7 “Siate precisi. Non esiste “un albero”. Quale albero? Quanto alto? E la forma quale verde?” che ho saputo che io questa gente qui dovevo in qualche modo incontrarla. Certo la maggior parte degli incontri sono sempre a filo delle Alpi – che per una lucana non è proprio agevole, certo sono venuti a Matera quando io partivo per la Slovacchia, ed a Caserta quando ero a Venezia. Ma sapevo che il momento giusto prima o poi sarebbe arrivato.
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8 aprile 2016 – Corso Italia, 10 – Milano
Sono nella sede storica del Touring Club, nel mezzo di una libreria di viaggio da capogiro, peccato che io stia a chiedermi come mi sia mai venuto in testa di arrivare fin qui. Sono stanchissima per una due giorni a Bologna per il VivaVivaldi a chiudere una settimana non stressante, di più. Cosa mi è mai venuto in mente di fare? Un laboratorio di scrittura di viaggio? ma si può davvero “imparare a scrivere”? Adesso arriverà una troupe di ganzi e freschi giovanotti di quelli che hanno percorso il mondo in lungo ed in largo almeno 4 volte nella loro breve vita, ed io sono qui così esausta che non potrei tirare fuori un’idea creativa neppure se mi mettessero sotto pressa.
Arriva lui, Claudio Visentin, autore di un libro su un viaggio con l’asino (che non mi riesce di trovare neppure qui al Touring) e quello su Don Chisciotte ed un viaggio nella Mancia
che mi ha accompagnato questa estate. Qualche volta gli ho twittato qualcosa (sono un’audace… nell’anonimato dei social) ma adesso mi fronteggia in tutti i suoi reali un metro ottanta e passa. Mi stramaledico e cercherei una via di fuga, non fosse che lui deve aver capito tutto e, con studiata lentezza, tira fuori da una shopper colorata almeno 7-8 libri. Resto inchiodata alla sedia, non posso scappare se prima non ho i titoli di quei libri! Non è passione per la lettura, è una inguaribile ed incoercibile necessità di mettere il naso nelle librerie altrui.
Quest’omone apparentemente bonario, in realtà deve essere almeno un po’ stregone perché, per la seconda volta, mi legge nel pensiero ed esordisce dicendo che non si comprende la ragione per cui finché si parla di imparare a dipingere, suonare, sciare è lecito cercare una scuola, un maestro, un corso e parlare anche di “tecniche” da apprendere ed in cui esercitarsi. Quando invece si parla di scrittura siamo tutti bravi, scriviamo tutti e la nostra palestra quotidiana sono gli sms ed i messaggi su Facebook.
Entriamo nel cuore del corso. Si parla, si fanno esercizi, scopro che questi visi alle volte persino timidi come me nascondono storie interessanti. Come quella di Olimpia che ha deciso di iscriversi a questo laboratorio, perché un ragazzo che fa uno stage con lei, le ha confessato di non avere il minimo interesse ai viaggi. E lei ha deciso che non può correre il rischio che i suoi nipoti vengano su così. Occorre fare qualcosa, occorre accendere l’amore dei viaggi, il piacere di raccontare e condividere, in breve occorre cominciare a scrivere. Poi ci sono un fotografo ed una designer che sono contentissimi del loro lavoro, ma si chiedono anche se non sia venuto il momento di integrare il loro linguaggio di default con poche efficaci parole. C’è una copywriter che dopo aver coniato il celebre “la banca costruita intorno a te” vuole cominciare a raccontare i suoi viaggi. C’è Marinella di Più Turismo.
Ed io, per principio spaventata dalle folle di sconosciuti, comincio a pensare che si tratta di una bella tribù. Mi piace questa diversità eppure ci lega una passione comune, il fil-rouge del viaggiare. Ehi ma ho detto “tribù”? io che ho sempre rifiutato di comprare l’incalzante valanga di libri self-help sull’importanza di trovare la propria tribù?
Insomma in poche ore, dileguatesi inspiegabilmente presto, la Scuola del Viaggio ha spazzato via più o meno nascosti pregiudizi, ha portato alla luce una certa serie di cose di cui ho deciso di non parlarvi (per essere un’introversa mi sono raccontata anche troppo, oggi), ma soprattutto ha risvegliato una curiosità, un desiderio di confronto, una voglia di saperne di più, di parlare di più … che non credo si libereranno presto di me! Ma questo è appunto quello che la Scuola del Viaggio ancora non sa.
NOTE
Per saperne di più sulla Scuola del Viaggio
Sito Internet: scuoladelviaggio.it
Facebook: Scuola.delviaggio
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Alcuni dei libri citati (e/o sulla lista dei prossimi acquisti)
Disclaimer: il titolo del post è stato trafugato ad Ughetta del blog A saperlo prima… che lo aveva usato in uno dei suoi post che più mi sono piaciuti “Quello che Vienna non sa”. Ma a parte il post, mi piaceva il titolo ed ecco, a sua insaputa, ho dovuto rubarglielo e farlo mio. Tessssoro!
Inizialmente le amavo le guide Routard ma dalla pessima esperienza in Marocco oramai non le compro più.
Bellissima invece la tua di esperienza. Potevi però parlarne un po’ di più 😉
Buona giornata
no, non mi dire io con la Guide du Routard del Marocco ho scoperto cose, locali e posticini e persino quasisventato una truffa…. In più ridevo di cuore a leggerla che sembrava narrativa di viaggio più che una guida… Quanto alla Scuola del Viaggio… e no, niente spoiler! 😀
L’ironia è ottima ma le informazioni della guida “pseudo-aggiornata” mi ha dato diverse buche. Per fortuna ero preparata grazie ad ottimi consigli trovati sui blog di viaggiatori esperti. 😉 Mai più le comprerò!
Sai che ho l’abitudine di usare sempre le guide Marco Polo e le Routard non le ho mai prese in considerazione? Ora però hai stuzzicato la mia curiosità: chissà se hanno in catalogo qualcosa su Mosca.
Bellissima esperienza quella che hai fatto. Io mi sento sempre troppo vecchia di fianco ai freschi giovanotti 😉
In realtà eravamo un pubblico molto assortito per lavoro e per età il che ha ovviamente aggiunto all’esperienza. L’unico difetto è che una giornata è davvero troppo breve, mi piacerebbe poter frequentare un corso più completo.
Ciao Roberta volevo solo dirti che per me tu hai già il dono della scrittura, cosa che apprezzo moltissimo negli altri blogger perché come sai il mio linguaggio è soprattutto quello visivo! Un corso però, soprattutto dal vivo, ti apre sempre finestre su nuovi orizzonti!
P. S. Il viaggio con l’asino mi incuriosisce troppo
😂
Cara Alessia, sai già quanta ammirazione ho per te… per le tue foto e per tutto quello che le tue manine (e fantasia) riescono a creare. E c’è sempre da imparare… Ma SDV non erano venuti anche a Santangelo o Satriano proprio quando io partivo? Tu hai poi seguito gli incontri?