Splendida giornata di sole e cielo di un azzurro perfetto, noi siamo sulla stessa strada che l’ultima volta in un delirio ci ha portato a Fouillouse, ma ho studiato bene la carta stradale e stavolta non ci sono ponti da brivido da passare. Difatti la strada in alcuni punti si fa stretta, ma procede in pianura, invece che orridi e precipizi solo erbetta di pascolo a fianco strada.
Ubaye – Il paesino di Maljasset
Arriviamo a Maljasset, un paesino piccolo piccolo ma grazioso e di grande personalità, ha la sua chiesa (e cimitero), la sua scuola, e persino un rifugio dall’aria allegra ed ospitale.
I tetti sono coperti dalla pietra locale che si sfalda in grandi lame, tegole perfette, che qui chiamano lauzes. Un delizioso trampolino per il cielo in estate, un ottima copertura per la neve in inverno.
Alla fine del paesello la chiesa del Maurin col suo alto campanile ed un bel portale. Ma c’è poco tempo per le visite che la passeggiata di oggi potrebbe rivelarsi alquanto lunga. Io e Giovanni passiamo il ponticello che dà inizio al sentiero ma Frodo, dati i 13°, ne approfitta subito per farsi un bagno rinfrescante.
Decideremo strada facendo l’itinerario. Potremmo salire direttamente ai laghi (opzione breve) o scegliere un percorso ad anello (ca 16km) che passi per il Col di Mary e godere della vista dall’alto. Non ci sono rifugi lungo il percorso, la guida dice che il sentiero in alcuni punti, passando su pietra, si perde un po’.
I cani da pastore dell’Ubaye
In realtà quel che mi frena è la presenza delle greggi e dei cani pastore. Ne incontriamo spesso, in ogni passeggiata in Basilicata. Ma in genere si limitano ad abbaiarci da lontano, tu aspetti che abbiano finito, e via. Se rimani calmo raramente si avvicinano a meno di 3-5mt di distanza.
Qui nella Valle dell’UbayeUbaye le cose funzionano diversamente. Il pericolo lupi è reale, e gli allevatori hanno selezionato una particolare specie di cani da pastore, ci sono avvisi ovunque sulla condotta da tenere quando il branco ti accerchia devi lasciare che vengano ad annusarti, l’ispezione può durare un pochino. Poi quando sono certi che tu non sei un lupo travestito, vanno via.
Personalmente non avrei niente da dire sulla perquisizione olfattiva, ma con noi c’è Frodo, e tra cani maschi non sai mai come la prenderanno. Le istruzioni sono precise. Sganciare il nostro cane e lasciare che gli animali se la vedano tra loro senza intervenire. È una parola. Cioè Frodo scemo non è. Se con un maschio singolo alle volte vuol fare lo smargiasso, non ha alcuna reazione quando incrociamo i gruppi di maremmani in Basilicata. Aspetta tranquillo quasi ignorandoli. Però insomma, confesso, sono tutt’altro che tranquilla.
Camminiamo, sarà solo tra qualche chilometro che dovremo decidere che strada prendere. Per il momento ci godiamo questo nuovo paradiso di pascoli, acqua ed aria pura che ci circonda, tra i fischi delle marmotte a bucare l’aria. Più si sale, più il paesaggio diviene essenziale, si spoglia della vegetazione mettendo in risalto profili tagliati da vento e pioggia.
In un attimo o quasi siamo alla Bergerie Supérieure dove dobbiamo decidere sul da farsi. Vedo una coppa di francesi scendere con un cane lupo al guinzaglio e chiedo lo se hanno incontrato i cani pastore. Si, mi dicono ma basta stare calmi. Sono venuti abbaiando poi ci hanno annusato ben benino tutti e 3 e poi sono andati via. Ma il loro cane è una femmina. Come vorrei che Frodo fosse Frida.
Ci consultiamo, la giornata è troppo splendida, decidiamo per il giro lungo. Non abbiamo neppure il tempo di tirare il fiato per la fine della salita che ci ritroviamo nel bel mezzo d’un gregge, cioè più che un gregge una mandria di pecore, a centinaia a perdita d’occhio.
E là, al centro a gustarsi l’ombra fra i costoni, un folto gruppo di imponenti cani pastore. Impossibile trovare sentieri alternativi, il sentiero corre giusto nel mezzo (e te pareva?) delle centinaia di animali.
I cani ci hanno avvistato ma sembrano non trovarci interessanti. Pian piano cerchiamo di farci un varco tra le pecore, i cani sempre lì, ci seguono con lo sguardo ma non si muovono.
È mezzogiorno passato, fa un caldo boia, e loro che hanno già senza esito annusato altri bipedi e pelosi devono aver deciso che questi due con una pecora bianca al guinzaglio con tanto di campanella, non costituiscono minaccia alcuna.
“Puzzano di fessacchiotti” avranno pensato “altro che lupi selvatici”.
Minuti lunghissimi per muoverci piano e lasciarci alle spalle quelle infinite centinaia di metri.
I laghi di Marinet e colle di Mary
Ci siamo la salita riprende ed il cane è ancora tutto di un pezzo invece che ridotto in polpettine come temevo. Fiuuuuu! Siamo al Col di Mary, dove sconfiniamo e torniamo in Italia per qualche centinaio di metri fino al Col di Marinet (2787mt).
Qui facciamo bivacco per mangiare un meritato boccone, godendoci tutto lo spettacolo d’intorno e la vista che si apre sui laghi di Marinet.
A pancia piena scendiamo giù, le acque dei laghetti sono meravigliose, non gelide come quelle del Lago dei 9 colori (che è proprio al di là delle Aiguille de Chambeyron che con i loro 3mila e passa ce lo nascondono alla vista).
SPLISH SPLASH ed io, Frodo ed i rispettivi piedi e zampe sono così felici del pediluvio tra i pescetti bronzo a striature nere, da essere sordi ai richiami di Giovanni.
Si sta facendo tardi. Ma il sole è ancora caldo, le marmotte fischiano e restano impertinenti a guardarci, e d’intorno non c’è nessuno. Perché rinunciare a questo Paradiso?
A malincuore raggiungiamo il secondo lago, fantastichiamo di future camminate, di rifugi in cui ripararsi per la notte.
Nomi come le Montagne Nere, la Valle dell’Inferno, i sentieri su pietrisco nero in quel che appariva un arido deserto di roccia, hanno acceso la nostra bramosia per futuri soggiorni e nuove escursioni.
Quando al termine del giro ad anello siamo di nuovo nel Vallone di Mary, lo spettacolo è cambiato. La valle è scavata dalle ombre lunghe del tardo pomeriggio, le cime sono diventate nere, le pareti opposte baciate dal sole basso sono diventate rosa. La montagna è in continua evoluzione, ora dopo ora.
Torniamo a Maljasset chiacchierando con un francese di Grenoble qui con sua moglie e la roulotte. Ci fermiamo nel rifugio adocchiato all’andata, ci accoglie una ragazzetta sorridente ed impertinente. Ha un’allegria che ti passa dentro, ride con tutti gli ospiti.
Formaggio fresco ai mirtilli e crostata (sempre ai mirtilli) sono la nostra merenda celebrativa. Arriva una famiglia di tedeschi con due asinelli e tre bimbi in cerca di una sistemazione per la notte. Ma ci pensi quali fantastici ricordi avranno questi bambini, di quali avventure in famiglia potranno essere fieri?
Do un ultimo sguardo al Campanile di Maurin, ai tetti belli, alla vallata d’oro. Ecco Maljasset ci è entrata nel cuore. Per strada si apre una vista sul Ponte dello Châtelet (ricordate vero i 140 mt di altezza per 27 di paura?).
Siamo usciti di casa col sole che si affacciava all’orizzonte e ci torniamo solo dopo il tramonto. Dormiremo come sassi, ma sogneremo di laghi, di sentieri inerpicati, di piedi che corrono tra acqua e sabbia, di passi in bilico sulla cresta delle montagne…
Altre Informazioni
Se vuoi saperne di più sul nostro itinerario tra Savoia, Provenza e Linguadoca, leggi il post:
Non solo Provenza: Itinerario in un’insolita Francia del Sud
Sul sito della Valle d’Ubaye (anche in Italiano): Turismo Valle d’Ubaye
La Guida su cui abbiamo trovato maggiori indicazioni per i paesini da visitare, ristoranti in cui mangiare ed escursioni da non mancare è stata Provenza – Guida del Routard.
I vostri articoli sono sempre bellissimi! 🙂 Un bacino a Frodo!
Ma grazie ❤️❤️❤️
Che meraviglia! Adoro il vostro modo di scrivere, sembra di essere lì con voi in quei paesaggi memorabili. Frodo dopo il bagnetto è un vero fotomodello 🙂
Anch’io vorrei essere li con noi 😉 grazie mille Chiara delle belle parole, Frodo è ancora più vanesio del solito.