È arrivato il momento della tanto attesa visita all’Eden Project. Si trova ad 1 ora e 45 minuti da casa, andremo senza Frodo (un anno fa i cani non erano ammessi e non avevo notato il cambiamento), ma se penso al traffico inglese mi viene voglia di lasciar perdere. Poi ho pensato ad alcuni programmi già cancellati come Blenheim e Glasgow, e non mi è sembrato il caso di rinunciare anche a questo. Dunque sveglia di buon mattino, ed una lunga passeggiata con Frodo nella campagna vicino casa. Fino alla chiesetta di St Andrews, una piccola serie di suggestive rovine, mantenuta pulita e decorosa dalla “Friends of Friendless Churches” cioè “l’Associazione degli Amici delle Chiese senza Amici”: gli inglesi non finiranno mai di riempirmi di stupore ed ammirazione.
A sera, dopo la visita, ci siamo tornati tutti e 3 insieme. Nella luce del crepuscolo mi è venuta in mente “Elegy written in a country churchyard” di Thomas Gray. Quel che sui banchi di scuola era romantico immaginario, qui è semplice descrizione: le rovine in pietra ricoperte di scura edera, il tramonto, gli ultimi uccelli che vanno a dormire tra le rovine del campanile, i muggiti delle mucche che rientrano nelle stalle, gli agricoltori che finiscono la giornata di lavoro – certo oggi sono su un trattore, lo sguardo che vaga da una lapide all’altra. Fine ‘800 inizi ‘900 e già le scritte sulla pietra sono cancellate dal tempo ed i nomi si indovinano appena…
The Big Lottery Fund: progetti e fiaschi per il nuovo millennio
Per celebrare il passaggio dal vecchio millennio al nuovo, il Governo UK decise, fin dal lontano 1994, di fondare una commissione che avrebbe analizzato vari progetti presentati da ogni luogo della Gran Bretagna, e selezionato i migliori, quelli che avrebbero lasciato un segno e contribuito a cambiare per sempre il panorama culturale UK. 1,3 miliardi di sterline per finanziare 223 progetti, alcuni piccoli da non superare contributi di qualche decina di migliaia di sterline, altri che ne richiesero decine di milioni. Per finanziare i progetti prescelti si usarono i fondi della Lotteria Nazionale. In perfetto stile inglese si finanziarono successi portentosi – la Tate Gallery, le nuove ali del British Museum e della National Portrait Gallery, il Millennium Bridge – ma anche fiaschi spettacolari – il National Centre for Popular Music nello Sheffield costato £15 milioni chiuse per il totale disinteresse del pubblico nello stesso anno d’inaugurazione, il 2000. L’ Earth Centre nel Doncaster costato 55 milioni ha chiuso definitivamente nel 2004 dopo vari tentativi, tutti andati a male, di salvarlo con ulteriori investimenti. Il Millennium Dome costato 789 milioni di sterline doveva raccontare il nostro passato e le possibilità che si aprivano col nuovo millennio, raggiunse la metà dei visitatori attesi (6 milioni) e fu prontamente – ed integralmente – smantellato e trasformato nell’O2 che conosciamo oggi: un centro di intrattenimento che comprende un’arena per concerti, piazze, bar, caffè, cinema e negozi. The New Art Gallery in Wallsal di cui l’Independent dichiara che pur di raggiungere un congruo numero di visitatori ha dovuto dotarsi di un caffè Costa e di offrire spettacoli e drink gratuiti…
Quando lavoravo nel turismo e progetti culturali questi furono un’ottima palestra di “best and worst practices”, un buon modo di fare tesoro… dagli errori altrui. All’epoca mi affezionai molto ad un progetto (di successo) l’Eden Project, che iniziato un po’ in sordina (si prevedevano molti meno visitatori di quanti ce ne furono fin dal primo anno, cosa che non avviene quasi mai, perché i consulenti tendono ad essere sempre superottimisti piuttosto che realisti o addirittura pessimisti) andò oltre ogni più rosea previsione fin dal primo anno.
L’Eden Project: da cava d’argilla a giardino rigoglioso
Da una vecchia ed enorme cava dismessa, gigantesca cicatrice in putrefazione che immiseriva il territorio circostante e su cui non c’era più alcuna traccia di vegetazione, si volevano costruire dei giardini meravigliosi, di più un modello di Educazione Ambientale che avvicinasse il pubblico al mondo naturale, che lanciasse forte il messaggio che viviamo tutti sullo stesso pianeta. Che quel che accade nelle Foreste Tropicali ci riguarda, ci tocca da vicino. Per chi non può viaggiare per il globo, il centro costruisce due enormi serre, le più grandi al mondo. Chiamarle serre è un diminutivo, si chiamano piuttosto biomi, perché sono tanto grandi da divenire autentici microcosmi. Il primo Bioma è dedicato alla Foresta Tropicale e nei suoi 50 mt di altezza include tutti i microclimi delle foreste tropicali più importanti: Sud America, Africa Ovest, Sud-Est Asiatico ed Isole tropicali. Si comincia la visita ad una temperatura di 20-22°e si arriva su a toccarne 35° con il 90% di umidità. Fontanelle ovunque per far rinfrescare i visitatori che possono essere sopraffatti dal caldo, ma l’esperienza è totalmente immersiva: la Cornovaglia sparisce ed in un nulla sei ai Tropici.
Recentemente, con una raccolta di offerte, è stata realizzata una prima tratta della passerella che conduce fin tra le cime degli alberi, un po’ come a Kew Gardens. E già si stanno raccogliendo fondi per prolungare ulteriormente il percorso ed ammirare l’intero bioma dall’alto. Tantissime le info a disposizione dei visitatori: dal triste spettacolo delle foreste incendiate, alla produzione di lattice e zucchero. Dall’impatto positivo del Commercio Equosolidale alla storia di quegli studiosi ed esploratori che questi ambienti hanno fatto conoscere all’altra parte del mondo. E tu visitatore hai la sensazione di scoprire qualcosa di nuovo ad ogni passo: meraviglioso.
Il secondo Bioma racconta invece il Mediterraneo. In realtà è un Mediterraneo in senso lato che si estende, per le simili caratteristiche bioclimatiche, anche a California e SudAfrica, non a caso due regioni che producono vino. Il bioma celebra l’oliva e l’olio di oliva. Per l’Italia si è scelto di rappresentare Villa Rufolo di Amalfi e la sua chiesetta bianca, rallegrate dalle piastrelle di Vietri. Presi da nostalgico campanilismo è proprio qui che abbiamo deciso con Giovanni di mangiare il nostro panino. Per intenderci, i ristoranti qui sono meravigliosi, ma siamo in quella dolorosa fase di viaggio in cui scopri che è meglio fare economia se vuoi lasciarti i soldini necessari ad acquistare la benzina necessaria a tornare a casa…
Tutto è all’insegna dell’ecologia, del risparmio energetico, del riciclo dei rifiuti. Nel grande caffè tra i due biomi, le pietanze sono servite in bicchieri e piatti di porcellana, che hanno riaffermato il proprio primato sulla plastica. Cartelli ovunque ti informano di come il condizionamento dell’aria avvenga tramite areazione naturale, di quanti sforzi si stanno compiendo per far si che l’impronta ecologica di una struttura grande e grossa come questa, che conta ormai 13 milioni di visitatori (ca 1 milione l’anno), sia la più leggera possibile.
All’esterno è un tripudio di colori e di giardini a tema, siamo scesi a piedi all’andata e rientrati col trenino al ritorno, con gli occhi pieni di meraviglie.
Mi piacerebbe scoprirne la storia dietro la storia: chi o quale gruppo di persone visionarie ha visto questi giardini meravigliosi in quell’orrida cava di argilla in cui non cresceva più nemmeno un filo d’erba? Ho cercato su sito, brochure e guida, ma non sono venuti fuori dei nomi. Forse per non incoraggiare nessuna manifestazione d’individualismo e lasciare il merito dell’Eden Project all’intera comunità.
Al momento in cui scrivo scopro che anche Eden Project è stato colpito dalla recente crisi economica ed i numeri finora in crescita stanno calando. Ragione in più per fargli visita, con bimbi, pelosi, mariti, fidanzati, amiche ed amici… è un progetto dall’anima bella che merita davvero.
Cornovaglia e Devon un paradiso per chi viaggia con peloso al seguito
Una volta arrivati ad Eden Project abbiamo scoperto subito con enorme rammarico che da qualche mese “Dogs are welcome”: Frodo avrebbe potuto essere dei nostri. Soltanto non sono ammessi all’interno dei padiglioni e biomi (questi ultimi davvero troppo caldi). Ma ci vuole tanto di quel tempo per visitare il Rainforest Biome che dopotutto è andata bene così, la visita a turno non sarebbe stata così divertente, e se una volta ogni 15 giorni il peloso viene mollato per un po’ non sarà poi così grave, come la pensate? Ma brava la Cornovaglia che con il Devon ha adottato questa policy dei Pets Welcome. Sono un passo avanti rispetto a tutto il resto della Gran Bretagna. Ho trovato persino una bella brochure dedicata alle vacanze con i propri pelosi. Si elencano le strutture (alberghi e B&B) che li accolgono, oltre ad un elenco di spiagge, passeggiate, attrazioni che è possibile visitare tutti insieme.
Sapete… dell’Eden Project ne ho giusto sentit parlare in questa settimana 🙂 Ed è un progetto bellissimo, dall’anima bella come dici tu, di quelli che se ce ne fossero di più sarebbe solo meglio!
Si, e dopo tanti successi ho letto a malincuore di questo momento di difficoltà, dopo tanti anni di successi. Spero che invece continui a crescere e diventare un modello per altri parchi a tema che non necessariamente devono sempre e solo essere pieni di giostre. Abbiamo anche altri messaggi da disseminare… 😉
Il Lottery Fund esiste tutt’oggi. Gli scavi archaeologici dei forti romani a Maryport, Papcastle e Ravenglass sono stati finanziati tramite il Lottery Fund.
Strano che dici del cane… perchè noi avevamo il cane e si poteva portare ovunque (in Scozia). Per eresia sono più discriminati i bambini che gli animali.
La Cornovaglia però è avanti anche a quello poichè in alcuni luoghi mi accettavano addirittura i gatti!!
Per me è stata una scoperta, nella vita degli inglesi i pets ci sono sempre stati. In qualsiasi film storico li vedi sempre all’interno delle case dei nobili come della povera gente. Hai fatto il paragone giusto, come i bambini non sono ammessi ovunque (potrebbero dar fastidio), la stessa “policy” è adottata per gli animali senza intaccare il loro status di “componenti della famiglia”. Abbiamo avuto problemi un po’ ovunque: Canterbury, Windsor, Oxford, Londra, Yorkshire Dales, ed anche in tutte le stazioni di servizio… In Cornovaglia e Devon è stata una risposta strategica al vicino continente, in particolare Bretagna e Normandia dove i pets are welcome everywhere… Evviva la competizione 🙂
In genere ho visto che i cani sono da tenere fuori quasi in tutti i negozi. Nelle contee ‘alte’ della Scozia (Caithness, Sutherland, Inverness-shire, Ross-shire) sono ammessi quasi ovunque in campsites e B&B, data forse anche la natura rurale delle zone. Addirittura nel nord della Scozia c’erano i cestini per i bisognini dei cani in tutte le piccole aree di sosta. Sì, qui gli animali sono visti come componenti della famiglia, c’è un gran darsi da fare anche per dar loro un’esistenza il più confortevole possibile. Certo, le atrocità orribili accadono anche qui, ma animali abbandonati a frotte come in Italia non ne ho visti.
Se un giorno decidi di fare un post a ‘misura di Frodo’ per l’UK fammi sapere, ci scambiamo le informazioni!