UK 2014 - London - 0006

Uscire da Londra è stato un incubo. Mea culpa: quando programmando l’itinerario, il navigatore mi ha chiesto “Evitare le strade a pedaggio?” ho detto no, pensando si riferisse all’ autostrada. Solo quando abbiamo sbattuto il naso contro la telecamera della C-Zone mi è preso un colpo ed in un nanosecondo ho capito che si riferiva invece alla London Congestion Zone. Schianto di freni fino a lasciare i pneumatici a terra, marcia indietro ed inversione ad U tanto per essere certi che se non ci hanno fatto la multa per accesso non consentito alla ZTL, ce ne hanno fatte almeno un altro paio per infrazioni varie (guidavo io, per onestà).

Secondo errore: non ho verificato l’itinerario prima di partire. Avrei dovuto. Uscire dalla East London direzione Devon passando per London Central, London Wimbledon, Heathrow e persino Oxford non mi è parso un gran colpo di genio da parte del navigatore. Quel che è certo è che da Londra non si esce mai. Dopo aver percorso chilometri e chilometri sei ancora tra quartieri cittadini. Orribili a vedersi sono chilometri e chilometri di nastri composti di casette a schiera (su tutte i cartelli “fittasi” o “vendesi”), tutte vuote, o comunque abbandonate, tutte a taglio autostrada. Pare una versione UK della Napoli-Pompei-Nola, con l’autostrada che entra nelle case della gente, da noi orrende palazzine di 5-6 piani, qui invece siamo tra ex-garbate semidetached houses.

Immagino che a suo tempo questi sfortunati proprietari abbiano fatto i loro sacrifici a comperare una bella casa, in un buon quartiere, per poi scoprire, da un giorno all’altro, che ad immediato ridosso del giardino di ingresso, a 5-6 metri dalla porta di casa, avrebbero avuto un’autostrada. Mette ancora più tristezza il fatto che si tratti di casette “carine”, non di quartieri malandati. Ma adesso chi vorrebbe mai vivere in un posto del genere, sapendo che il triciclo di tuo figlio oltrepassato il cancelletto si ritroverebbe tra macchine rombanti? Che il marciapiede del quartiere è divenuta la corsia di emergenza delle auto? Surreale. Comincio a capire perché molti urbanisti critichino lo sviluppo a nastro delle città UK, mangiano territorio, e rendono i collegamenti col resto della città impossibili o incredibili come in quest’ultimo caso. Proprio ieri dai Preston avevo beccato questo libro “Happy City” in cui si parla della nascita di questi strani quartieri che non sono suburbs e neppure edge cities, ma “post-quartieri” da cui occorre fare almeno due miglia (3km) per procurarsi un litro di latte nella più vicina shopping mall dopo aver parcheggiato l’auto tra milioni di auto. Per la prima volta ho compreso l’utilità dei grattacieli.

Viaggio lento per il solito problema del traffico onnipresente. 3 ore di auto per percorrerne una effettiva. Poi infine, ma proprio infine, Londra finisce: non ha ancora inglobato il Devon come cominciavo a temere. Dall’autostrada il viaggio è abbastanza monotono almeno fino a Bristol. Dopo colline, pascoli e mare cominciano a movimentare la scena. Ma le nostre avventure sono appena cominciate.

Si esce in direzione Torquay, e il navigatore, che stamani si è svegliato proprio di umore bizzarro, ci lancia su uno stradino tipico, stretto e circondato da siepi, con un penetrante puzzo di stallatico di pecora nell’aria. Di nuovo nelle Yorkshire Dales? Non saprei, le montagne sono più rotonde e meno drammatiche, le siepi che circondano le strade ancora più alte toccano facilmente i 3-5metri, in alcuni tratti diventano alberi le cui fronde si abbracciano sulle nostre teste formando dei veri e propri tunnel verdi. Pascoli e pascoli, addirittura un raggiolino di sole, e pecore e mucche a perdita d’occhio. La strada incredibilmente si stringe ancora di più. Dopo 30 minuti di panico autentico ad ogni macchina che proviene in direzione opposta, ed infinite marce indietro nel buio della vegetazione a cercare un’area di passaggio, vediamo infine la chiesa diroccata di cui mi ha parlato Alexandra (per la cronaca siamo al quarto Scambio-Casa UK). Siamo in una strada talmente stretta che non solo è impossibile aprire gli sportelli, ma neppure c’è spazio sufficiente a voler uscire dall’auto usando i finestrini! Una curva, un’altra ancora e poi eccola “The Keeping Place”.

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Esco, do un’occhiata intorno, Gianni fa manovra e POKKK! Mi giro di scatto per il rumore, temo che l’auto abbia toccato di sotto, invece è il pneumatico posteriore che è completamente a terra. Per evitare i bidoni della spazzatura a destra, Gianni ha dovuto chiudere un po’ la curva a sinistra ed una piastrella fuoriesce con un angolo tagliente quel che basta a far scoppiare il pneumatico. Benvenuti!

Gianni esce dall’auto e con perfetto British selfcontrol e teutonico sanguefreddo maledice la Gran Bretagna, gli inglesi, le pecore e tutto il resto del mondo creato. Giacché c’è tira anche un calcio al bidone colpevole che non si smuove di un pollice. I vicini del cottage di fronte che si erano affacciati al POKKK! rientrano precipitosamente in casa e non li abbiamo più visti per il resto del nostro soggiorno, benché di tanto in tanto i rumori furtivi ci dicevano che erano lì. Io prendo il manuale delle istruzioni, ho una manualità talmente sviluppata che prima di svitare una semplice vite mi leggo tutta l’enciclopedia britannica. Troviamo qualcosa che assomiglia ad un cric, ed in quel momento arriva il furgone di un altro vicino, madre e figlia stanno rincasando da un viaggio di 2 settimane, hanno quintali di roba da scaricare, non un “maschio utile” a miglia di distanza. La nostra auto gli chiude completamente l’accesso a casa. Ci danno due cunei per non far scivolare l’auto all’indietro ed armate di carriola cominciano a fare su e giù tra il loro furgone e casa loro, passando sopra di noi che cerchiamo di applicarci al problema. Imbarazzante. Se ne potrebbe scrivere un libro, ma francamente non voglio darvi questa soddisfazione, sappiate solo che un’ora più tardi eravamo sporchi e sudati, ok Giovanni era sporco e sudato, ma ce l’avevamo fatta! La buona nuova è che prima di partire Gianni ha fatto sostituire il ruotino di scorta (totalmente inutile su stradine di tal fatta) con un pneumatico vero. Domani mattina andremo dal gommista, su indicazione della vicina con carriola.

Metto mano in cucina un po’ afflitta, non ho trovato asciugamani, niente indicazioni sull’area: nello scambio casa invece si richiede sempre, specie quando non si può essere presenti all’arrivo degli ospiti, di far trovare un piccolo “welcome kit” ma in UK non c’è la nostra Annalisa Pujatti ad informare e formare gli associati. Siamo lontani da tutto e da tutti. Il Wi-fi ha una password stralunga di 16 caratteri, è case sensitive, ma è trascritta tutta in stampatello. I cellulari non prendono. Le pentole per cucinare sono una e due. E magari questo è solo l’inizio di un’altra giornata nera… ed il pensiero mi atterrisce. Giovanni torna dopo la doccia, ganzo e sorridente, io mi rincuoro a vederlo così, addentiamo una buona cenetta (ci siamo tirati dietro le risorse londinesi) ed ogni traccia di malumore si dilegua quando facciamo due passi sotto la luna, tra colline popolate da pecore e mucche ed il profumo ed il rumore del mare che non vediamo ma neppure può essere troppo lontano.

32) Inghilterra 2014 – Di #Londra che non finisce mai e di un alquanto (dis)avventuroso arrivo in #Devon

2 pensieri su “32) Inghilterra 2014 – Di #Londra che non finisce mai e di un alquanto (dis)avventuroso arrivo in #Devon

    • Maggio 28, 2015 alle 11:35
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      Sì, lui non perde mai un colpo, tutte ‘ste cose sono faccende di cui solo gli schiavi devono (pre)occuparsi, lui, Padron Frodo, può dormire sogni tranquilli!

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