
Succede di parlare delle più belle città al mondo, o delle più belle città italiane, in quei casi sbrodolo il mio elenco, ogni volta cangiante come il mio umore, e quindi aggiungo “e poi Venezia”. Badata bene, quel “e poi” non significa “dopo, infine, per ultima”. Ma significa “e a parte Venezia”. A parte, cioè su un’altra scala, un altro universo, perché Venezia non è paragonabile a nessun’altra città al mondo. Tanto per cominciare non è neppure una città: checché ne dicano in giro Venezia è un microcosmo a sé, intessuto di leggenda e realtà, di storie e di miti, evocazione e mistero. È un organismo vivente che respira al ritmo crescente e decrescente delle sue maree. Come dice Tiziano Scarpa “Venezia sorge su una foresta di alberi capovolti”…
La sognavo da una vita, e ci approdai per la prima volta di ritorno dalla Scozia. Mio fratello venne a prendermi in aereoporto a Roma, e partimmo alla volta di Venezia su un maggiolino sgangherato che aveva il difetto di bere benzina come uno scozzese il whisky. Per risparmiare cercammo di non superare mai gli 80km orari in autostrada. Fu più lungo il viaggio che la permanenza a Venezia. Ma quale arrivo, quale visione.
Era inverno, una giornata grigia e nebbiosa, di più, a Venezia c’era l’acqua alta. Non avevo idea di cosa fosse. Cioè non avevo idea dell’impatto reale che l’acqua alta ha sulla vita dei Veneziani. Vedemmo negozi tirare avanti delle specie di alzate di 40cm per chiudere l’ingresso all’acqua se questa non fosse stata troppo alta (e invece fu proprio acqua alta). Allora mi accorsi che i banconi dei negozi non poggiano a terra ma su lastre di pietra che li sollevano. Che le mensole cominciano solo da una certa altezza in poi. Che i Veneziani per quanto infastiditi, indossavano i loro alti stivaloni e continuavano a servire mercanzia, ad affettare prosciutto, ad acquistare i giornali, con la stessa malvoglia con cui noi siamo costretti ad uscire con l’ombrello nei giorni di pioggia. Si muovevano con un tale agio tra acqua e terra, che mi sembrarono uomini-pesce.
Arrivammo in piazza San Marco su una lunga gittata di passerelle. I tavolini e le sedie dei bar a galleggiare allegramente nell’acqua seppure trattenuti da catene. Ed un gruppo di ragazzi a bere qualcosa seduti allegramente sul dorso delle sedie, altri uomini-pesce. Se una città riesce ad essere bella così con questo tempaccio – pensavo tra me e me – deve essere una autentica meraviglia sempre.
Arrivò il buio, la luce ovattata dei lampioni che a malapena dissipava la nebbia, l’acqua si ritirava lasciando nell’aria il suo odore dolciastro. Sul vaporetto rinunciammo al riparo, l’aria greve ed umida ci sbatteva in faccia penetrante, ma volevamo gustare Venezia fino all’ultimo: le luci dei lampioni, le facciate dei palazzi, qualche ponte illuminato, e dove non arrivava la luce cominciavano i sogni.
Cavolo, deve essere interessante vivere Venezia con l’acqua alta!! Ora che l’ho vista in condizioni normale (e l’ho trovata bellissima) vorrei vederla così ^^
Credo semplicemente di adorare Venezia in ogni sua forma, con l’acqua alta e con l’acqua bassa, con il sole e con la pioggia battente che mi ha infradiciato fino alle ossa. C’è sempre qualcosa che attende di essere scoperta… o quanto meno intuita…
Questo bellissimo racconto mi fa fare una riflessione: quasi tutti siamo abituati a sperare di vedere i luoghi che visitiamo nella situazione ottimale, ma questo ci avvantaggia o ci limita? Venezia è un discorso a sé, da non generalizzare, ma credo che nella vita capiti spesso di cercare il meglio… senza sapere cosa sia. 😉
Hai ragione Grazia, nel corso di questa settimana Venezia sebbene acqua alta niente, di pioggia e freddone ne abbiamo presi un botto. Sarebbe ipocrita dire che preferisco la pioggia al sole, ma è anche vero che si creano atmosfere speciali non fosse che per il riflesso delle luci sui lastricati bagnati… Ai noi viaggiatori il compito di scoprire il meglio che si può in ogni circostanza 🙂
Ehi, ma… ti sei accorta che si parla di voi su ScriverÈVivere? 😉
Grazia, proprio oggi ho spulciato un pochino il tuo blog… ed avevo lasciato qualche commento anche a quell’articolo… al solito mi sarò scordata di dare conferma e sarà andato perso, con mio sollievo vedo che quantomeno gli altri sono ok #sonounsocialdisastro
Figurati! Deve esistere un serbatoio di commenti ribelli, in rete, dove finiscono tutti quelli che il PC si mangia senza averli finalizzati. Buona Pasqua! 🙂
Eh… Venezia è magia! E’ vicoli stretti e grandi monumenti, è profumo di mare e color dell’oro nei mosaici di San Marco. Meraviglia!
Sono d’accordo con voi, Venezia è magia pura, anche dopo questa intensa settimana ci siamo giurati di tornarci ancora ed ancora, stregati dal suo fascino. Per il momento leggo!
Hai ragione, Venezia è fuori classifica. È un mondo magico, dove ti puoi perdere nei suoi vicoli e trovarti trasportato in un altro tempo…
L’ho vista con l’acqua alta, senza acqua alta, in estate, d’inverno, sotto la pioggia, col sole splendente…è sempre bellissima e ci torno ogni volta che posso!
Buongiorno Michela, ci fa sempre piacere trovare spiriti affini! Abiti in qualche modo vicino Venezia?