Ci sono sogni di quelli che ci vorrà una vita, seppure, per farli avverare, ed altri che invece aspettano pazientemente nel cassetto delle cose che proprio vuoi, ma poi arriva il buon momento, le circostanze giuste e quel sogno può indossare un paio di scarponcini da montagna e finalmente cominciare. E questi “sogni con scarpone e bastoncini” non sono affatto meno importanti dei primi, anzi….

Il nostro viaggio comincia con i 900km dalla Basilicata alla Liguria, ma arriviamo proprio in tempo sulla strada che scende verso Corniglia per vedere l’ultimo spicchio di sole farsi inghiottire dal mare. É un buon inizio.

Al mattino dopo la finestra della nostra casetta per 2 giorni si apre su un tratto di costa mozzafiato. Una palma dispettosa ci impedisce di vedere Manarola, eppure è proprio lì che vogliamo arrivare. Il sentiero via mare (Sentiero Azzurro) è chiuso in questo tratto, come è ancora chiuso il Sentiero dell’Amore che da Manarola porta ancora più in là fino a Rio Maggiore. Ma poco importa, avremmo comunque scelto la via delle montagne.

Il sentiero di montagna, ben segnalato, mette insieme pezzetti vari: il 587 che parte dal centro di Corniglia, poi il 586 che arriva a Volastra, ed infine il 506 che scende giù a Manarola. Ma basta seguire le indicazioni per Manarola per arrivare tranquilli. Servono buone scarpe da montagna, un minimo di abitudine a sentieri pietrosi e soprattutto a salite e discese, perché si sale e si scende molto… non pensate ad un sentiero di mare. Inoltre armatevi di cappello, abbondante acqua, crema protettiva ed anche un boccone da mangiare per strada.

Da Corniglia a Manarola

Dopo una colazione nella piazzetta tra i platani a Corniglia, dopo aver vagato un po’ per le sue stradette, siamo pronti ad andare. Il sentiero comincia in paese ma per noi è iniziato da questo piccolo cancello azzurro, uno dei tanti versi di poesia che ci accompagneranno in cammino.

Il sentiero monta ripido alternando salite e scale scavate nella roccia, tratti esposti e tratti boscosi in cui riguadagniamo il fiato grazie ad un pochino d’ombra. Si scollina e Corniglia appare in basso su uno spuntone di roccia tutto proteso sul mare. In lontananza arrampicati ad altezze incredibili, colorati paeselli di cui immancabilmente si scorge il campanile.

Incredibile come i sentieri siano stati ricavati qui nel fianco della roccia, inaspettata l’ombra di questo bosco profumato di pini e macchia Mediterranea. Non facciamo a tempo a chiederci come l’uomo sia arrivato fin quassù che ci imbattiamo in una parete in pietra. Una casa con terrazzo, ulivi, splendidi pomodori che sfavillano sfacciamente grandi e rotondi. Fichi d’India ben maturi, ed il prato che si allunga sul mare. Il Paradiso.

Un uomo con una pesante cassetta di ulive sulle spalle ci saluta (lungo il sentiero tutti si salutano anche quando in salita sei rosso paonazzo e senza fiato per lo sforzo!) e continua il suo lavoro di raccolta. Ecco un Paradiso per cui si deve lavorare sodo strenuamente. Se l’agricoltura in condizioni normali richiede sudore e sangue, qui di più, molto di più.

Il sentiero da adesso in poi si inoltra tra le celebrate terrazze di vigneti. L’uva è stata raccolta da tempo, solo le ultime foglie dorate che scintillano sotto il sole. I tralci d’uva elegantemente curvati, sembrano archi di uno strumento musicale, perfettamente accordati, pronti a vibrare al primo alito di vento.

Un ecosistema fragile e prezioso ed il turismo sostenibile

Terrazzi a perdita d’occhio, tutti piccoli, contenuti da muretti a secco, tutti sovrapposti. Il pensiero torna lì: quanto immane lavoro. Ed allo stesso tempo quanto fragile ti pare tutto questo. Non solo la lotta contro frane e smottamenti. Ma per quanto tempo gli agricoltori potranno trovare “conveniente” lavorare così duro in questo mondo che cambia e dove le comodità sono a portata di mano di tutti?

Adesso comprendo per quale ragione le “5 terre” siano Patrimonio dell’Umanità. Sulla mia guida al Parco leggo “Un monumento fragile però, perché insidiato da movimenti franosi che accelerano la loro opera distruttrice a seguito dell’abbandono delle coltivazioni (…) Il turismo che è diventato la prima risorsa economica, se non orientato correttamente, potrebbe contribuire al degrado di un paesaggio quasi unico”.

La guida non spiega però, e dovrebbe farlo, come io turista possa contribuire non solo al non degrado, ma addirittura a mantenere tutto questo. Sono contenta che abbiamo resistito alla tentazione di dormire altrove e prendere solo il treno al mattino per raggiungere le 5 Terre. Magari chi ci affitta la casa sarà incoraggiato a prendersi ancora più cura della sua proprietà. Magari quanto spendiamo per fare la spesa incoraggia le piccole botteghe a restare aperte fornendo un servizio a chi qui vive (e sono davvero pochi gli abitanti delle 5 terre). Ecco credo servirebbe un decalogo, una serie di regole da seguire, per essere dei turisti virtuosi e non mordi e fuggi…

Penso alla mia Matera, dove il turismo sta esplodendo dalla sua nomina a Capitale Europea della Cultura 2019. Anche lì servirebbe indicare a chi viaggia come contribuire a mantenere un sistema sociale prima ancora che turistico indenne dai danni di quel turismo brutto che vive di souvenirs senza valore, fast food di pessima qualità e slegati dai territori. Occorrerebbe aiutare i visitatori a distinguere cosa fa parte di una filiera che aggiunge valore al sistema, dà dignità agli operatori che in quei territori lavorano da quei comportamenti che invece consumano senza nulla restituire.

La leggenda delle Campane di Volastra

Passatemi la digressione e torniamo ai terrazzi dorati, allo sguardo che si spinge sul mare, per farci arrivare a Volastra (nome che parrebbe risalire dal latino vicus oleaster, villaggio degli ulivi). Una minuta ridente frazione che ci accoglie con la sua Chiesa di Nostra Signora della Salute. La piazzetta, ed una serie di panche sotto cui altri camminatori hanno allestito allegri picnic. Della piccola chiesa, le cui origini risalgono almeno al 1240, si dice che ad evitare che i Saraceni ne rubassero I tesori questi vennero tutti nascosti, campane incluse. E queste ultime furono celate così bene che non furono mai più trovate. Nelle notti di tempesta però è possibile sentirle scampanare allegramente, ma ad oggi nessuno è riuscito a scovarle.

Da Volastra si procede lungo più ampie gradinate in discesa. E si punta diritti verso Manarola, che fa bella mostra di sé con le sue casette verticali, strette e lunghe e colorate. Il suo porticciolo che dall’alto pare quasi uno stagno sospeso sul mare. Scegliamo il sentiero panoramico che ci porta sul capo di fronte al paese per un’ultima “drammatica” vista.

Una lapide misteriosa

Non rinuncio ad una visita al piccolo cimitero. E qui mi salta agli occhi il nome di tale Scott Lee Moore nato nel 1956 e morto nel 1999. Come mai è seppellito qui tra tante lapidi dei nativi? Su internet l’unico riferimento trovato mi dice di un condannato a morte dello Stato dell’Oklahoma che ha chiesto di essere interrato qui. Gli anni di nascita e morte coincidono, lo Stato di Oklahoma ha effettivamente mandato a morte nel 1999 un tale Scotty Lee Moore, ma sarà proprio la stessa persona? E perché un uomo che mi pare aver sempre vissuto negli USA ha chiesto di finire qui?

Manarola, è allegra, piena di gente, c’è chi fa tranquillamente il bagno, forse finanche troppo chiasso per noi che veniamo da lassù, da quegli alti ripiani dove ci sembrava che bastasse allungare le braccia per volare. Così facciamo un po’ gli orsi e per il nostro caffè, anzi granita di caffè, ci rifugiamo nel bar panoramico al di sopra della stazione. Ancora un posticino ideale per la bella vista prima di tornare giù  a prendere il treno che ci porterà indietro nella nostra Corniglia.

Corniglia di notte

A sera siamo accolti dal Ristorante Cecio dove si cena con cibi e vino buono. I cani sono benvenuti. E si chiacchiera come si fosse in famiglia. Mentre torniamo a casa rubo un’ultima foto a questo piccolo borgo, si vede poco, solo qualche lucina tra i muri, ma è quanto basta per augurarle la buona notte col cuore pieno di gratitudine per quanti misteri, emozioni, pensieri e bellezza questa giornata ci ha regalato.

Parco Nazionale delle 5 terre: il sentiero di montagna da Corniglia a Manarola

Quattro chiacchiere ed una tazza di... te!

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