Vecchie Strade
Questo ottobre siamo stati ad Irsina per la FAI-Marathon. Mi sono ostinata a prendere la vecchia (ex) SS96 che però è stata abbandonata a se stessa: a tratti è semibattuta, vi si aprono voragini da paura tra ampie zone di frana. Ho contato almeno 3 belle case cantoniere che crollano nell’indifferenza. Mi si stringe il cuore, è una strada ricca di visioni e paesaggi questa che si avanza costeggiata ora da pini domestici ora da maestose tuie per affacciarsi tra colline argillose più spaziose man mano che si procede verso Irsina. Adesso ci circolano le sole macchine agricole di chi ha terreni da queste parti, e la nostra auto appunto, tra la grande disapprovazione di Giovanni e sensi di colpa della sottoscritta.
Ma io dico non sono dei geni in Gran Bretagna a prevedere, per le strade rurali, le carreggiate ad un’unica corsia? Per chilometro si riducono le spese di manutenzione, e puoi assicurare più facilmente un percorrenza agevole su tutta la rete stradale.
L’accesso al paese non è meglio segnalato, cioè infinite strade sono chiuse per frana e noi ci tocca girare e rigirare con la macchina alla ricerca della strada giusta fin quando dalla prima auto che incontriamo ci dicono di salire su nonostante il divieto: la strada è accessibile. Difatti paragonata alla strada percorsa da Potenza questa strada, in teoria chiusa, pare un’autostrada magnificamente tenuta.
Irsina, tra vicoli lastricati a caccia di …inglesi.
L’arrivo ad Irsina ci ripaga però di ogni fatica, il paese è arrampicato fra creste ondulate, i toni dell’ocra prevalgono rotti solo da qualche albero verde scuro e dalle casette bianche. Linee e linee che si sovrappongono fino all’orizzonte. In paese le casette bianche dalle ampie facciate, le strade tutte lastricate anch’esse di bianco, ti confermano quanto sia vicina la Puglia. Al centro storico si accede attraverso una grande porta nelle mura, di qui l’affaccio dalla piazza alberata che si apre su quel mare di onde dorate.
La Chiesa Madre magnifica è purtroppo chiusa per lavori. Ma è un piacere perdersi tra i vicoli del paese tutti ben puliti. Ed io sto cercando qualcosa. Il motivo per cui una serie di famiglie inglesi hanno deciso di fare valigia e trasferirsi a vivere qui. Ero curiosissima di conoscere qualcuno di questi audaci inglesi, ma devono essersi subito adeguati ad usi e costumi locali e la domenica la passano rintanati in casa per un pranzo degno del sud e seguente pennica. All’ora serale dello struscio saranno venuti fuori ma noi eravamo andati via.
Mi chiedo cosa possa averli conquistati. Forse sarà l’insieme di questo sole caldo ancora a metà ottobre, questa luce morbida dalle ombre lunghe, quest’aria leggera. Forse il silenzio e la poesia di questi tavolini con sedie fra casette e terrazzi, forse lo sguardo che dalle case si perde tra i campi di grano. Forse sono questi sedili in pietra al fianco di ogni portone su cui ci si può sedere a sbucciare fagioli o strofinare l’origano chiacchierando con la dirimpettaia…
Abbiamo fatto una pausa nel Caffè Ducale (i cani sono benvenuti), caffè buono e squisiti dolci fatti in casa (crostata di vere amarene, ed una sofficissima torta alle mele), date le premesse… la prossima volta sarà d’obbligo pranzare qui.
I Giovani Ciceroni della #FAIMArathon Irsinese
I ragazzi del Liceo Scientifico Carlo Levi (ed i loro insegnanti) sono entusiasti del loro progetto ci portano a visitare la Chiesa di San Francesco e la sua bella cripta. Nella mediateca hanno preparato un percorso multimediale e ci raccontano la storia dell’Abbazia di Santa Maria di Juso. Si muovono fra nomi e date con un agio che non mi appartiene. E poi tutti assieme si scende verso quel che è rimasto dell’antico monastero. È una bella passeggiata che ci fa scoprire un’insospettata caratteristica d’Irsina, la Via degli Orti è ricca d’acqua, e difatti i vigneti vantano grappoloni d’uva nera tra le foglie già rosse dell’autunno. I loti sono grandi quanto arance e brillano al sole tra le foglie verdi e lucide. Zucche e zucchine in abbondanza, ulivi stracolmi di olive nere e grandi… Ed ovunque lo scrosciare allegro di qualche piccolo corso d’acqua.
Lungo la strada incontriamo anche la zona dei lavatoi. Qui le donne venivano a lavare i panni, contendendosi al mattino presto i lavatoi, ce ne erano tanti ma non a sufficienza e chi arrivava tardi doveva aspettare il suo turno. Mi pare di vederle qui a chiacchierare e cantare mentre battevano i panni ed a volgere ogni tanto lo sguardo al paesello lì in alto…
Quando arriviamo alla Chiesetta di Santa Maria di Juso, grazie alle informazioni dei nostri giovani Ciceroni, riusciamo ad immaginare la chiesa ben più grande, e l’intero monastero. Su uno dei muri si trova ancora dipinta una Croce dei Templari. Nell’aria tersa e calma del tardo pomeriggio le immagini di orti, cavalieri, lavandaie, abati danzano davanti ai nostri occhi: oggi grazie al lavoro di questi ragazzi, sono tornati a vivere.
PS. Il ritorno non è stato affatto meno avventuroso che l’andata, con ottimismo abbiamo seguito le indicazioni superpresenti in paese per Potenza e la Basentana solo per schiantarci di nuove su strade chiuse per frana. Ma quale è la strada giusta per andare e venire da Irsina? Si accettano indicazioni.
Che posti meravigliosi *-* Frodo in bandana *-*
E con la spilla del FAI appuntata sulla bandana 🙂