
Viaggiare in Basilicata è uno spettacolo, ogni mese, ogni stagione, ogni strada offre una serie di panorami, colori e tortuosità diverse. Solo a chi soffre il mal d’auto conviene restare sulla superstrada, per tutti gli altri le stradine interne sono fin da subito l’inizio del viaggio tra boschi e campi lavorati, tra una varietà di paesi e paeselli ciascuno facilmente identificabile: Acerenza perché ha una caratteristica forma rotonda e spicca ovunque si guardi, Tolve perché tutta arrampicata su un cocuzzolo, basta poco e si diventa presto degli esperti.


Macchine non se ne vedono, la strada è per noi e ci godiamo lo spettacolo sostando di tanto in tanto tra i campi ancora arsi dall’estate.
Per pranzo, con panino al sacco, ci fermiamo a Genzano di Lucania. Mi disorienta come tutte le cittadine piatte, io che sono abituata a cercare il campanile sul cocuzzolo più alto, a volte sono spaesata in questa parte della Basilicata che si avvicina alla Puglia per morfologia e lingua.


Il Lago che non c’è
L’idea del panino era nata perché sulla carta geografica De Agostini è segnalato in buone dimensioni un Lago di Genzano, ma alla terza persona in paese che ci guarda come fossimo matti e scuote la testa di fronte al mio insistere e puntare caparbiamente alla mappa “Ma no, non esiste nessun lago”, ci arrendiamo. La Basilicata esiste anche perché è piena di laghi, chiese, castelli che non ci sono. A dire tutta la verità, più tardi guidando verso MonteSerico siamo passati nei pressi di un piccolo invaso d’acqua e di una diga, ma abbiamo tirato dritto facendo finta di niente, se per i Genzanesi il lago non c’è, non c’è neppure per noi e non sarà un qualsivoglia miraggio/specchio d’acqua a farci cambiare di nuovo idea.
La Fontana che c’è
Ma al momento siamo ancora in paese a cercare un posticino dove mangiare il nostro panino.
Un’indicazione ci incuriosisce la “Fontana Cavallina”. Ma che sarà mai? Passare dalle semplici strade e stradine del centro a questo terrazzo ad anfiteatro, dalle preziose linee neoclassiche come se ti trovassi in una aristocratica villa del Lazio ti lascia a dir poco allibito. Abbiamo perso un lago e trovato una fontana. Succede.

Non sono brava per niente a riportare storia e descrizioni dei nostri beni culturali. Scoprirò a casa che si tratta della 33esima fontana più bella d’Italia, e voglio fidarmi. Che fu costruita a fine ‘800. Che la statua sull’arco principale è una statua romana (I sec AC o DC, circa) di Cerere, dea dell’Abbondanza e dei raccolti, quanto mai di buon auspicio in una terra che vive di agricoltura da tempo immemore. Che si tratta di acqua sorgiva, che i cittadini venivano qui ad attingere facendo lunghe file, e lunghe litigate nei giorni peggiori, sani taglia e cuci nei giorni di buon umore.
Qualche cenno storico più degno lo trovate qui: http://www.archeopolis.it/Pubblica/genzano/storia/index.htm?cavallina.htm&1
Noi abbiamo appuntamento con la guida che ci porterà al Castello di Monte Serico.