Eravamo nel Parco Nazionale del Cilento, diretti verso Palinuro quando la strada ci ha portato sotto un grande ponte in mattoncini rossi nei pressi di una sorta di forra, una strozzatura del fiume Mingardo sovrastata da un’alta rupe. Il posto decisamente suggestivo, è non a caso chiamato la Gola del Diavolo – che poi si apre sulla Valle dell’Inferno. Insomma, come sempre poco inclini ad arrivare, ci fermiamo a fare due foto.
Mi piacciono i ponti, specie quelli vecchi, magari delle ferrovie che così bene si inseriscono nel paesaggio naturale. Il rosso della struttura contrasta con la vegetazione verde brillante, ed il cielo azzurro di oggi. Ma ad aver catturato la nostra attenzione è quella rupe che ci sovrasta.
Ma cosa c’è lassù? Sembrano case, la luce del sole ci abbaglia e non riusciamo a capire di cosa si tratti. Ma il bello di viaggiare non è proprio la libertà di abbandonare una meta se qualcosa ci attrae altrove?
Detto fatto, giriamo l’auto e si procede a braccio in mancanza di altri riferimenti. In un tornante un cartello annuncia Borgo Fantasma di San Severino di Centola. Fermare l’auto alla prima piazzola di sosta e partire entusiasti per una esplorazione sono un tutt’uno.
La Storia di San Severino di Centola
San Severino di Centola fu fondata forse già nel VII Secolo, divenne una fortezza ambita e contesa dai Longobardi, sorgeva infatti in posizione strategica lungo un’arteria stradale che collegava Palinuro al Golfo di Policastro. Durante la dominazione Sveva, fu proprio Federico II a disporre la costruzione di un’ulteriore cinta di fortificazione.
Nei secoli il ruolo strategico militare di San Severino cominciò a declinare, ma nel frattempo aveva preso piede l’attività estrattiva del gesso. Non era un’attività facile, ma soprattutto le tasse divennero troppo alte, e poi ancora, nella lunga storia di San Severino, arrivò anche lei, la nera signora, l’epidemia di peste del 1624 che falcidiò la popolazione.
Ma a trasformare San Severino in un borgo fantasma non furono le grandi vicissitudini storiche, non i disastri naturali, nè le pestilenze o le carestie ma l’inesorabile arrivo del progresso. Nel 1888 nella vallata fu costruita la ferrovia, da quel momento la popolazione cominciò lentamente a spostarsi a valle. Nel 1977 anche gli ultimi abitanti lasciarono il borgo.
Dopo anni di abbandono, qualcuno deve aver avuto l’idea di mettere in sicurezza quanto restava dell’antico borgo. Di ricostruire la Chiesa Maggiore e la piazzetta, e rendere il luogo sicuro per i visitatori.
Così se d’estate abbondano i turisti dalle vicine zone balneari, nei fuori stagione invece è facile trovarsi soli soli nel borgo ad apprezzarne l’atmosfera, i silenzi e quello strano rapporto tra case, pietra e natura.
La Visita al Borgo Fantasma
C’è un piccolo parcheggio (5 auto?) proprio all’ingresso del borgo, ben segnalato. Seguendo la palizzata si arriva ad una sorta di incrocio: sulla sinistra quanto rimane del Castello e sulla destra un viottolo si arrampica per salire tra le case dell’Antico Borgo.
La prima sosta è alla Chiesa della Madonna degli Angeli fu così ribatezzata durante l’Epidemia di Peste. Ne restano le pareti laterali con i begli archi in pietra a margine dell’abisso, ed il campanile scoperchiato, questi sono tra i resti più suggestivi dell’intero borgo.
Salendo più in alto il sentiero si snoda prima tra case e casette poi si apre in prossimità della chiesa e piazza restaurata. La vista dall’alto è formidabile.
Il sentiero continua tra l’imponente Casa Baronale e case più umili in cui poter guardare, sono rovine ma gli occhi si spingono all’interno quasi con timidezza, come se tra focolari cadenti e soffitti sventrati, si avesse ancora l’idea di entrare a casa di qualcuno. Quelle pietre, da anni e anni abbandonate, trattengono ricordi e storie di famiglia.
Sapete spiegarvi quale sia il fascino di questi piccoli borghi abbandonati? Forse il fatto che qualcosa creato dall’uomo sia pian piano ripreso dalla natura? Forse sono un monito a ricordarci che “Tutto passa”? O è quella parola “fantasma” a riaccendere le nostre fantasie più infantili?
Forse tutte queste cose assieme.
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Come resistere ad un piccolo borgo che con tanto garbo e gentilezza ti chiede solo un euro per la visita?
“Questa offerta s’ha da fare!” parola di Frodo.
MAPPA
INFORMAZIONI
Noi siamo arrivati a San Severino da Centola proveniendo da Maratea/Sapri sulla strada per Marina di Camerota. In ogni caso, San Severino si trova proprio all’incrocio delle strade che dalla Costa portano all’interno (guardate mappa di sopra).
Il Borgo è sempre aperto ai visitatori, ma se arrivate da lontano vorrete prima telefonare al Comune di Centola per essere tranquilli che le cose non siano cambiate (magari per una temporanea chiusura per lavori): Sitoweb Comune di Centola
Qui ho letto che durante il Natale San Severino si tiene uno speciale presepe vivente, se capitate da quelle parti val la pena di farci un pensiero.
Se siete interessati a scoprire la parte più selvaggia del Cilento, fate riferimento a: Parco Nazionale del Cilento
Per gli alloggi, decidete se preferite un alloggio sulla costa (in fuori stagione i prezzi sono convenientissimi) o all’interno: Booking.com Palinuro
Tanti i ristoranti sulla costa, di meno all’interno, è consigliabile prenotare in bassa stagione.
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Uno dei Borghi Fantasma più suggestivi della Basilicata si chiama Craco e potete scoprirlo in questo articolo:
Visita a Craco, paese fantasma della Basilicata
Non lontana dal Cilento è quella che considero una delle strade panoramiche più belle che io abbia mai percorso:
Maratea – La strada panoramica Sapri – Acquafredda SS 18