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Oggi la tappa più lunga del nostro intero viaggio: 900km che ci fiondano da Parigi al cuore della Provenza. Sveglia alle 5,00, partenza alle 07,00, proprio non siamo gli specialisti delle partenze lampo, ma non mi è parso vero di partire di buon mattino.

Abbiamo attraversato Lione, le sue belle case a 4 piani di fine ‘800, le sue torri del ‘900 (una sorta di rione Serpentone alla francese, i potentini mi capiranno e saranno contenti di scoprire di non essere le uniche vittime dei costruttori senza scrupoli e di uffici comunali/intere amministrazioni che danno l’OK a progetti obbrobriosi). Qualche costruzione iperfuturista dalle forme strane, di vetro metallo ed un improbabile buco al centro. Subito dopo ci è apparso il Rodano che sfoggia un celeste denso e brillante, abbiamo visto il porto con i suoi grandi cargo e poche navi.

Poi il paesaggio ha assunto i caratteri del mediterraneo e siamo entrati in Provenza, in lontananza le sue montagne azzurrine che contrastano col verde brillante della vegetazione, quelle chiazze chiare che sembrano neve avvicinandosi si rivelano rocce d’un bianco candido. Passiamo per la nostra cara Aix-en-Provence, riconosciamo la strada che facevamo per andare da Antonia alla città, e le inviamo mentalmente un saluto, ripromettendoci per l’ennesima volta di tornare a trovarla. Passata Manosque di nuovo tutto cambia. Siamo sugli altipiani, nella Provenza che non conosciamo, quella più celebrata, quella degli sterminati campi di lavanda. Oramai è sfiorita certo, ma non il fascino di questi luoghi. Le sue foglie grigio azzurre spiccano sulla terra rossa e le pietre usate per pacciamare e drenare. Sullo sfondo montagne ancora più imponenti ancora più azzurre. Ma quel che ci affascina è l’aria pulita e leggera. Il termometro segna 30°, noi ne percepiamo 24-5 grazie al vento fresco, secco e profumato di erbe.

Saliamo ancora per belle stradine ed infine appare il piccolo villaggio di Moustiers-Sainte-Marie, tutto arrampicato su un cuneo fra due notevoli spuntoni di roccia. Una chiesetta incastonata su in alto, ed in basso il resto del paese i cui tetti si confondono con le pareti delle montagne.

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Tutta la stanchezza accumulata scompare d’incanto e ci sentiamo pronti a cominciare un nuovo viaggio qui in Provenza. La bellezza cancella la fatica non solo di questa lunga giornata alla guida, ma anche la stanchezza del viaggio in sé quando dopo settimane di scorribande ti pare di desiderare il confort di casa tua con tutte le sue comodità. Ma con Gianni ci siamo scambiati una sola occhiata d’intesa: fosse possibile ricominceremmo adesso stesso. Credo si viaggi anche per queste improvvise “vampate d’amore”, per essere sorpresi dalla bellezza ovunque si nasconda. E si viaggia anche per il (dis)continuo alternarsi di “stati”: isolati nelle Yorkshire Dales, poi sbalzati nel caos metropolitano di Liverpool e Londra, poi di nuovo una casetta lontani da tutto nella campagna del Devon, ieri sul treno della RER a Parigi e adesso in quest’angolino di Provenza. Il contrasto è stridente sicché ogni dettaglio della giornata di ieri ci pare appartenere ad una vita fa.

Julia, la padrona della Chambre d’Hotes, in cui siamo approdati vive qui da 10 anni. Viene dal Nord, dai confini col Belgio. Il sogno di una vita trasferirsi e vivere qui. Mi sorprende la sua calma, l’accoglienza senza fretta di “sbrigarsi” che hanno in genere in tutti i B&B. Si prende il suo tempo per spiegarci tutto, consigliarci un ristorante in paese, darci ragguagli per la passeggiata di domani. Il suo bimbetto in camicione cammina a piedi nudi sulla ghiaia, e lei lo tratta col giusto equilibrio tra uno sguardo attento e premuroso senza indulgere nei suoi capriccetti e senza nemmeno mai alzare la voce.

Colazione dalle 08,30 alle 10,00 diversamente da Dover non dobbiamo dire a che ora precisa arriveremo in sala (che occhiataccia ci aveva rivolto John mentre negoziavo 15 minuti di tolleranza), né cosa mangeremo. E pace. Preferisco l’elasticità di noi latini… Eppure qui tra verde, stanze e laghetto, il da fare per Julia non manca, tutto è curato ma l’orologio corre ad un ritmo giusto…

È l’ora del tramonto quando ci incamminiamo nell’aria dolce e nella luce dorata tra le casette di Moustiers Sainte Marie. Un paese incantevole, nella sua contiguità con le rocce, le casette tutte belle in ocra che diventa arancio all’ultima carezza del sole, il cielo pulito e turchino. Il ruscello che rimbalza tra le rocce e noi fermi sul ponte che attraversa il paese ad ascoltarlo.

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Cena da Coté Jardin, agli inizi del paese, su un terrazzo tra gli ulivi sospeso nella vallata. Siamo a maniche corte senza sentire né caldo né freddo: per noi un paradiso. Dopocena torniamo a fare due passi in paese alla luce gialla dei lampioni, anche le pareti rocciose e la chiesetta in alto sono illuminate ad accrescere la suggestione di un luogo a metà tra realtà e presepe…

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40) Inghilterra 2014 – Volta la carta e… siamo in #Provenza a Moustiers-Sainte-Marie

Quattro chiacchiere ed una tazza di... te!

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