
L’errore più tipico del viaggiatore è il voler fare troppo. Ed il troppo, si sa, stroppia. In più l’aggravante che avevo proprio pensato che Windsor avrebbe potuto essere una tourist trap (in pieno agosto, e per noi in auto, intendo). Infine il totale mea culpa: se non vedi il Castello che ci vai a fare a Windsor? Per il tempo a disposizione e per quanto è grande il castello avevamo già deciso di non fare, come pure spesso facciamo, la visita a turno (causa peloso, si intende).
RISULTATO: ci siamo infilati in un traffico bestiale. Quando arriviamo a Windsor città, trovare un parcheggio risulta veramente difficile. Solo dopo lunghi giri troviamo le indicazioni, ci aggiungiamo ad un’interminabile coda e quando 30 minuti più tardi conquistiamo finalmente la sbarra d’ingresso al silos, a Giovanni viene un felice dubbio: ma ce la facciamo ad entrare lì sotto? Leggo con attenzione: altezza MAX 1,85cm. Per fortuna lui si è ricordato (io ci avrei sbattuto la testa contro) che abbiamo per la prima volta il box auto montato sul tetto della macchina e la nostra altezza si aggira sul 193-4 cm. Si ricomincia, stanchi, accaldati, incazzati!
Sotto il sole cocente, dopo lunga attesa e litigate con altri autisti egualmente stanchi, accaldati e incazzati, lottiamo con le unghie a contenderci i rari posti che si liberano alla media di uno ogni 45 minuti (siamo tutti molto poco british, stranieri ed inglesi). Parcheggiamo ai piedi del castello e dunque £ 12,00 per 3 ore. Ci rifugiamo nei vicini giardini in cerca di acqua, riposo e magari qualcosa da mangiare. Finiamo in un bar gestito da un indiano con personale polacco, e mangiamo la peggiore jacked potato servita in Gran Bretagna ed un sandwich che si sgretola in un’uniforme poltiglia.
Per puro senso del dovere invece che scappare facciamo due passi a vedere l’esterno del Castello tra frotte di turisti, 2 passettini ancora per il paese (la solita serie di Boots, Sainsbury e compagni per cui castello a parte potremmo essere ovunque). 2 passi fino ad Eton? No, siamo stanchi.

Di nuovo in auto, di nuovo nel traffico, il viaggio che doveva durare circa 3 ore di percorrenza netta, ne conta ben più del doppio. Alle 18,00 siamo nel traffico di Oxford, abbiamo sbagliato due rotonde di quelle importanti che decidono il destino di una vita: nord o sud? est o ovest? casa o un giro di altri 10km passando nel pieno centro della città? Siamo bloccati nel pieno centro della città.
Dopo un lungo strisciare nella colonna di auto, come in un miraggio, individuiamo la nostra stradetta. Basta quella svolta e le auto spariscono. Tanti parcheggi ed al numero 31 incollato alla letter box un cartello dice “Benvenuti” in italiano. Come promesso ci hanno lasciato i grattini per il parcheggio riservato ai soli residenti.

La cucina è una luminosissima veranda con vetrata sul giardino e, aperto il cancelletto posteriore, la vista si apre su un grande canale dall’acqua limpida. Lunga passeggiata con Frodo, siamo in aperta campagna. Quella di 3 uomini in barca e di Wind in the willows. Dove sono finiti traffico, smog e trambusto? Qualcuno in bici, qualcuno corre, qualcuno col cane e campagna e fiume a perdita d’occhio.

Sul tavolo in cucina ci hanno lasciato zucchine, patate e carote dal loro orto, latte e marmellata locale, oltre a tanti libri da leggere e sfogliare sull’Oxfordshire, ed il tipico manuale di introduzione alla casa ed alla città che ogni buon home-linker cura per i suoi ospiti. Un’autentica bibbia di suggerimenti e consigli off-the-beaten-track. Siamo a casa 🙂
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