La rubrica #dimmicosaleggi non vi propone delle recensioni piuttosto delle riflessioni, perché un Libro Vero continua nella tua testa, persino nella tua vita, anche dopo aver voltato l’ultima pagina…
Faccio la piccola premessa che il Giappone non rientra nell’elenco delle mie destinazioni preferite. Intendiamoci, se mi offriste un viaggio, partirei domani, ma se devo pagare io… ho altre priorità. Dopo aver letto “In Asia” di Tiziano Terzani e poi “Giorni Giapponesi” della moglie Angela Staude, la questione Giappone si è riaperta. Adoro Terzani, ma ho sempre avuto l’impressione che il Giappone gli sia in qualche modo scivolato di mano. O che eccedendo in negatività il Toscanaccio abbia voluto lanciarci il messaggio “io e questo paese non siamo sulla stessa onda, adesso tocca a voi lettori curiosi di farvi un’idea vostra”. Dunque per compensare Terzani, in attesa di un non proprio prossimo viaggio in Giappone, mi sono imbattuta nel blog di Colgan prima, nel suo libro poi.
Inserirei “Orizzonte Giappone” nella categoria dei Travelogue anche se non si tratta di un diario di viaggio scritto giorno dopo giorno. Colgan mette insieme le esperienze fatte nell’arco di più viaggi in Giappone; dunque maggiore esperienza, maggiore tempo per ponderare e mettere insieme impressioni senz’altro contrastanti di un paese davvero lontano, eppure il libro mantiene l’immediatezza di un diario di viaggio.
Quando poi si arriva ad apprendere i rudimenti della lingua parlata ed addirittura scritta, è segno certo che si è lasciato il sentiero del turista – o del travel blogger mordi e fuggi – e si è diventati “insiders” di una cultura. L’autore non è uno del posto certo, ma un buon conoscitore senza dubbio che ti prende per mano e ti porta in Giappone passo dopo passo. Si parte dalla inafferrabile Tokyo, si passeggia per Kyoto, poi per luoghi meno conosciuti e periferici. Apprezzo la sua delicatezza nel condurti prima tra luoghi “facili” e poi, in punta di piedi, in quelli più difficili: Hiroshima e poi Yurage e Watari, laddove colpì lo Tsunami, e questi luoghi Colgan riempie, prima ancora che di parole, con immagini di silenzio e vuoto:
“Mi chiedo quando arriveremo. Poi capisco siamo già arrivati. Siamo nel grande vuoto, dove quello che non c’è più racconta molto di più di quello che c’è ancora.”
Mi sono invaghita di quella parte di viaggio che tocca il Parco Nazionale dello Shiretoko nel nord di Hokkaido. Un ambiente selvaggio, reso estremo dai venti siberiani, dove è facile avvistare intere famiglie di orsi e le balene. Colgan vive come un cruccio il non aver potuto inoltrarsi in una 4 giorni di trekking in solitaria come aveva pianificato, per il maltempo certo e per uno strano presentimento. Ero così immedesimata nella lettura che gli ripetevo, come ad un amico: “non te ne fare un rimorso, un viaggiatore deve anche saper ascoltare le voci interne, il lato ingrato della prudenza è che non saprai mai se ti ha salvato la vita”.
A fine libro ti restano pennellate di colori, immagini di manciate di isole scaraventate in mare, il mistero di una cultura profondamente diversa e tanto elusiva, ti restano i neon abbaglianti di Tokyo, assieme i fiumi di gente come in un formicaio ed il rispetto per gli altri, le grandi e vuote case contadine, la donna spigolosa con un morbido gatto tra le braccia, il sapore del ramen. E un desiderio, per la prima volta, di andarlo a conoscere questo lontano Giappone…
Amo molto anch’io Terzani e ho sempre apprezzato il suo modo di raccontare il viaggio. Del libro “In Asia” ho avuto in parte le tue stesse impressioni, in alcuni punti arriva quasi a parlare in negativo della “giapponesità”. Certo, c’è sempre una seconda faccia della medaglia e nulla può essere perfetto. Sicuramente il Giappone di Terzani restituisce una delle tante immagini veritiere di un paese contraddittorio (quale non lo è?) ma sono altrettanto convinta che molte cose non sono entrate nel libro e che questo avrebbe meritato qualcosa di più. Penso al Giappone di Miyazaki, ad esempio.
Ora dovrò aggiungere anche questo libro alla lista dei desideri! “Devo” perché non è facile trovare testi che raccontano luoghi uscendo dai soliti stereotipi e amo in un libro di viaggi soprattutto la capacità che ha di far riflettere e non solo di restituire un’immagine fotografica.
Che bella rubrica avete aperto!!! Tornerò presto per un’altra tazza di tè 🙂
Condivido con te che Terzani ha probabilmente guardato il Giappone da un’unica prospettiva, dunque quel che ha visto è vero, ma ha mancato altre sfaccettature. Non ricordo dove ho letto che a suo sfavore agiva il fatto di avere idealizzato questo paese (prima della visita) e dunque lo scotto è stato ancor più grande. Manca quasi del tutto il tentativo di andare oltre i modi di esternarsi, che variano da popolo a popolo. Ho un amico Coreano che mi dice sempre come nella loro società il mostrare emozioni in maniera evidente, come tendiamo a fare noi occidentali, sia considerato sconveniente. Questo non significa, chiaramente, che ad una non-espressione dei sentimenti corrisponda un non-sentire. Anzi, spesso è chi porta fuori meno, che raccoglie più dentro. Ecco mi pare che Terzani questa volta si sia voluto fermare alla “scorza” dei giapponesi. Riconosco anche che il Giappone è stato il primo paese a dover decidere sul da farsi di fronte al rampante crescere della Civiltà Occidentale. Non deve essere stato chiaro affatto cosa fare, cosa significasse coltivare una propria identità, come non farsi occidentalizzare. Avevano un paese intero da ricostruire, non c’è quasi stato tempo per pensare. Quel che mi piace di questo libro è che invece c’è spazio per tutto, forse avrei voluto che anzi si “allungasse” anche di più, sul Giappone rurale, sulle tradizioni ed anche su quella spiritualità diversa dei Giapponesi che Terzani gli ha in qualche modo negato… Al 2° libro 🙂
Terzani ci ha vissuto in Giappone e a lungo e quindi non posso smentirlo, anzi guardo con grandissimo rispetto alle sue parole. Però il suo stato d’animo traspare e si tramuta in un accanimento forse un po’ ingeneroso per esempio quando ‘demolisce’ il Fuji così
“Il problema è il Fuji stesso che non è come dovrebbe essere. La montagna, che da lontano appare così forte e superba, così magica ed elegante, una volta scalata impressiona per com’è piccola e vulnerabile, ordinaria e miserevole: un semplice cumulo di ceneri”
Terzani è anche arrivato in un momento particolare della storia giapponese, in cui era una delle economie più forti e in crescita del mondo. Terzani scrive più volte dell’arroganza, anche economica, del Giappone, vedendoci il futuro del mondo, un futuro che non gli piace (sia lui che la moglie insistono su questa parola). Forse sul futuro in generale aveva ragione, sul Giappone credo fosse vittima di un’illusione come tutto il mondo occidentale e fior di economisti che credono che sia normale per un Paese crescere a doppia cifra all’infinito senza che i nodi vengano mai al pettine.
Avrei anche io voluto scrivere qualcosa di più sulla spiritualità giapponese (diciamo innanzitiutto che avrei voluto/dovuto forse scrivere qualche pagina in più) ma ho preferito non avventurarmi in territori che non conoscevo e sui quali temevo di dire banalità o sciocchezze, posto che comunque chi scrive di viaggi è destinato a dover trarre spesso conclusioni e generalizzazioni da elementi scarsi.
grazie per questo post
ho tagliato prima di finire…
volevo dire grazie per questo post, breve ma profondo. Sono felice che lo abbiate letto e vi invito davvero ad andarlo a scoprire questo Paese, sorprendente.
La prima volta ci sono andato quasi per caso e per me è stata davvero una scoperta. Forse ho anche scoperto una parte di me.
ciao, a presto.
Buongiorno Patrick, grazie del tuo intervento, cui non cercherò neppure di replicare (sono da cellulare) lo farò domani sera o lunedì appena di fronte ad una comoda tastiera… Buon sabato (quel che resta) e domenica 🙂
Hai citato un passo che mi si era fissato dentro. La grandezza del Fuji ridotta in polvere. Non si salvano neppure le cose piccine come una giornata trascorsa in un onsen vicino Gunma (nel diario della Staude), descrive gli yukata, la stanzone a 12 stuoie, i sandali di legno, la vista magnifica su ruscello e monti, “lo scivolare nudi sotto la neve che fiocca in una conca d’acqua solforosa caldissima”. Ma anche qui la magia del momento è subito interrotta da considerazioni sull’immediato ritorno “alla vita regolamentata, meccanizzata, programmata”. Per chi legge è troppo, senti l’amaro della disillusione, quasi un moto di rabbia perché il Giappone non è come ci si aspettava che fosse… Che non toglie meriti a Terzani, le sue analisi sono fin troppo spesso “azzeccate”, ma aggiunge ancora alla sua umanità, quanto al Giappone ti rendi conto che dovrai cercarlo con le tue verità.
Quanto alla lunghezza del tuo libro, Patrick, ne ho apprezzato il ritmo, la facilità (che non è affatto sinonimo di “superficialità”) con cui scorre, il non indugiare in compiacimenti inutili. è solo finito troppo presto, come tutti i migliori libri, da lettore goloso ne vorresti ancora. Ma non ne vedrei un limite/difetto. Meglio lasciare qualcosa di non detto che dare l’impressione triste di “voler allungare il brodo”. Per pareri tecnici seri, mi rivolgerei a gente esperta… a volte mi chiedo se questa vicinanza lettore-autore sia proprio un bene… per voi scrittori, intendo ;).
Grazie mille del tuo intervento 🙂
Inserito in wish list! Il Giappone mi interessa molto, anche se non ho mai ipotizzato di andarci (anche per via della cagnolona). Anche “Enigmatico Giappone” è ottimo.
Buongiorno Grazia, ho lo stesso problema con Frodo, il raggio delle nostre vacanze si è decisamente europeizzato. Per fortuna ci sono i libri a portarci altrove. Non ho letto “Enigmatico Giappone”, ma può essere che oramai presa dalla questione approfondisca con letture aggiuntive. 🙂
Mi piace troppo questa nuova rubrica sui libri, anch’io amo leggere 🙂 . Il libro sembra interessante, io da piccola ero appassionata dalla cultura giapponese e sognavo di andarci…adesso un pò meno, dovessi scegliere andrei prima nella vicina Cina (ma Michi la cagnolina dove la metto? :)…ecco il motivo per cui almeno per adesso non ci ho mai pianificato un viaggio del genere). Anch’io adoro Tiziano Terzani, sono fan . Alla prossima! Un caro saluto da Anca e Michi
E siamo a quota 3 pelosi che non ci fanno andare in Oriente… li lasceremo tutti e 3 assieme a farsi compagnia :D. Ti dirò alle volte credo che anche coi viaggi “l’occasione faccia l’uomo ladro”, a volte capita che inaspettatamente una destinazione entri nelle nostre rotte e non resta che assecondare la forza dei venti. Grazie della visita 🙂